Plasma, perché l’autosufficienza in Italia è ancora lontana

2023-01-30T15:23:09+01:00 25 Gennaio 2023|Attualità|
di Francesca Franceschi

Si chiude con oltre 5 milioni e 300mila utenti raggiunti (sono esattamente 5.331.485) #DaMeATe, la campagna di sensibilizzazione avviata lo scorso giugno da DonatoriH24 con lo scopo di aumentare le donazioni di plasma (e sangue) al fine di raggiungere l’autosufficienza nel nostro Paese. Un percorso che è partito attraversando letteralmente l’Italia, per raccogliere le testimonianze di donatori e, soprattutto, pazienti affetti da malattie rare e congenite che necessitano per sopravvivere di plasmaderivati.

Ma perché è così importante diffondere in Italia la cultura del dono del plasma? Perché il plasma viene conferito all’industria farmaceutica dove verrà usato per produrre medicine salvavita come l’albumina, le immunoglobuline o i fattori della coagulazione. Una volta terminato il processo di lavorazione, la casa farmaceutica restituisce il prodotto finito alla Regioni italiane. I farmaci plasmaderivati vengono dunque distribuiti gratuitamente ai pazienti che ne hanno bisogno. Dal donatore, al paziente: da me a te. Ecco da dove nasce il nome della nostra campagna che, oltre ad avere un nobile obiettivo, ha contribuito notevolmente a diffondere la cultura del dono.

“La campagna #DaMeaTe ha rappresentato un ottimo strumento per aiutarci a diffondere la cultura della donazione del plasma, soprattutto tra i giovani” spiega il presidente di Avis Nazionale, Gianpietro Briola. Che poi aggiunge: “La strada è ancora lunga, ma insieme possiamo farcela. Grazie a tutti!”. 

Gianpietro Briola

Dalla campagna #DaMeaTe è emerso un dato importante: nel nostro Paese esiste un vero e proprio esercito di donatori, pronti a fare la loro parte e a donare sangue e plasma. Eppure, come hanno testimoniato in poco più di sei mesi molti presidenti nazionali e regionali di associazioni italiane in prima linea nella raccolta, siamo ben lontani da raggiungere l’autosufficienza nel plasma. I motivi sono diversi.

Dalla mancanza di macchinari per effettuare la plasmaferesi nelle strutture sanitarie, alla carenza di personale medico dedicato alle trasfusioni e prelievi. E non solo. Riassumiamo, di seguito, le principali criticità raccolte in questi lunghi mesi al fianco delle associazioni di donatori e pazienti.

Mancanza di personale

La mancanza di personale medico dedicato alle trasfusioni e ai prelievi è una delle criticità segnalate più spesso. Spiega, ad esempio, Salvatore Calafiore, presidente Avis regionale Sicilia: “In Sicilia abbiamo oltre 2.700 talassemici, vale a dire persone affette da una malattia ereditaria del sangue caratterizzata da un’anemia cronica dovuta alla sintesi ridotta o assente di una delle catene polipeptidiche presenti nella molecola dell’emoglobina. Ecco, nella nostra regione si riscontra così il più alto numero in Italia di pazienti che periodicamente, ogni 20 giorni circa, necessitano di sacche di sangue. Ma in Sicilia continua a persistere la problematica più pesante e urgente, vale a dire la mancanza di medici e infermieri. Tanto per dare un semplice dato: la provincia di Palermo nel 2021 è stata costretta a cancellare 400 raccolte programmate di sangue”.

Parole confermate anche dal presidente regionale AVIS Puglia Raffaele Romeo che, lo scorso giugno, ci palesò la sua grande preoccupazione dal momento che al Policlinico di Bari erano state bloccate tutte le operazioni chirurgiche programmate.

Motivo? Carenza di sacche, mancanza di sangue dei gruppi 0 positivo e A positivo mentre, per quanto riguarda il plasma, “i risultati non sono quelli sperati sia per i tempi più lunghi che per l’utilizzo dei macchinari e del personale sanitario formato appositamente. La plasmaferesi, infatti, necessita di una attenta programmazione che, spesso, nonostante le eccellenze quali i centri trasfusionali degli ospedali di Molfetta e Barletta che raccolgono da soli circa il 60% del plasma regionale manca”.

La strada verso l’autosufficienza di plasma anche in Puglia, così come in molte regioni italiane, è dunque sempre in salita. Solo questi ultimi esempi dimostrano che in tutto il Paese è necessario continuare a promuovere la cultura della donazione del plasma e, parallelamente, investire in un’attenta pianificazione e programmazione della stessa.

Anche Vincenzo Dore, presidente Avis Sardegna sottolinea, viste le note peculiarità del territorio sardo legate al fabbisogno della talassemia, alcune problematiche di carattere operativo quali appuntamenti e raccolte programmate, saltati per mancanza di personale addetto.

Esigenze sottolineate anche da Pia Barile, presidente Avis Molise e da Avis Emilia Romagna col suo presidente Maurizio Pirazzoli che ricorda gli alti numeri di donazioni annullate nel 2022 anche a causa delle sopravvenute positività da Covid-19, che hanno colpito il personale sanitario.

“Abbiamo avuto dei casi, in cui infermieri e sanitari, ma anche donatori, sono risultati positivi all’ultimo secondo e, giocoforza, sono state annullate le giornate straordinarie pensate ad hoc” ha spiegato Pirazzoli.

Daniele Ragnetti, presidente regionale di Avis Marche, sottolinea che la sua regione sta “facendo e deve fare i conti con la mancanza di personale sanitario in alcuni centri trasfusionali. Questo problema ha comportato meno prelievi sul territorio e, dunque, anche da noi abbiamo registrato un 2% in meno di raccolta sangue rispetto al 2021. Se da una parte nell’anno 2021 abbiamo registrato una crescita dei prelievi rispetto al 2020, in questo 2022 una leggera flessione c’è stata e non siamo riusciti ad arrivare ai livelli pre-pandemia”.

Mancanza di macchinari

Non è solo la mancanza di personale sanitario a frenare l’autosufficienza di plasma nel nostro Paese. Da nord a sud, spesso, mancano o non sono presenti in numero adeguato nei presidi ospedalieri e centri trasfusionali i macchinari per effettuare la plasmaferesi.

Confermano da Avis Sicilia: “Una cattiva distribuzione delle apparecchiature che servono per la raccolta del plasma, ossia i separatori cellulari. Vi sono alcune realtà nel territorio regionale siciliano – argomenta il presidente regionale – dove le associazioni Avis hanno ben 38 separatori cellulari. Ebbene, in questi luoghi, la donazione del plasma avviene solo 3-4 volte al mese e gli altri 26 giorni rimangono chiuse. Ho combattuto personalmente 11 anni per avere a Palermo un solo separatore cellulare. Oggi l’Avis nel territorio del palermitano, lo ripeto, ha 1 solo separatore cellulare”.

D’accordo anche Avis Puglia che aggiunge: “alla sensibilizzazione deve seguire anche una struttura operativa che sia in grado di effettuare la plasmaferesi: è essenziale avere macchinari operativi e personale sanitario per metterli in funzione”

Carenza di un’efficace comunicazione sull’importanza del plasma

Infine, tra le varie problematiche emerse, vi è anche una poca conoscenza dell’importanza del dono del plasma.

Lo sottolinea molto bene Claudia Firenze, presidente Avis Toscana: “L’esperienza ci ha insegnato, o meglio, abbiamo appurato che ancora oggi sulla plasmaferesi c’è poca o non adeguata conoscenza. Per la nostra esperienza a donare il plasma va chi è già donatore abituale di sangue. È difficile che una persona si avvicini a un centro trasfusionale o a una delle nostre sedi per donare spontaneamente il plasma. A tal proposito abbiamo invitato con una apposita campagna di Avis Nazionale a donare in doppio…”.

Le fa eco Franco Rizzuti, Avis Calabria: “Per quanto riguarda il plasma siamo sempre stati storicamente indietro. Quest’anno finalmente abbiamo avviato la raccolta a Reggio, Gioia Tauro e Catanzaro e registrato una discreta crescita. Poi, comprensibilmente, l’emergenza sangue ha dirottato i donatori dal momento che l’epidemia da Covid-19, le ferie estive e il caldo hanno contribuito alla mancanza di sangue per alcuni gruppi sanguigni che scarseggiano. È stato fatto un passo indietro però. Dobbiamo ricominciare da dove ci siamo fermati”.

Fare corretta informazione, come sottolineano da Avis Marche, è molto importante. “Fondamentale è diffondere e far capire la cultura del dono – chiarisce il presidente regionale Ragnetti –. Appurato ciò va comunicato in modo chiaro che si può donare plasma più frequentemente del sangue, dato che quest’ultimo non può superare le 4 unità all’anno. Resta necessario far capire che si possono alternare le donazioni di sangue e plasma e che i nuovi donatori saranno sempre guidati nelle scelte a seconda del loro stato di salute e di altre circostanze personali”.

L’emergenza Covid e le temperature altissime dell’estate 2022

In tutto il Paese, poi, facile intuirlo, si è registrata la scorsa estate la stessa problematica, vale a dire la positività al Covid-19 di molti donatori e operatori sanitari, circostanza che ha costretto ad annullare sedute e giornate straordinaria di raccolta per mancanza di personale. Anche il caldo atroce degli scorsi luglio e agosto ha influito molto, perché le temperature proibitive, la pressione bassa di molti donatori e leggeri malesseri dovuti all’afa hanno fatto diminuire le scorte sia di sangue che di plasma.

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