“Donare è salvare, è cedere una parte di te all’altro. Da me a te“. Le parole di Roberta Voci, giovane volontaria di Avis Soverato, descrivono in modo impeccabile il valore di un gesto semplice e vitale, come la donazione di sangue e plasma. Ma il suo è solo uno dei tanti, bellissimi, videomessaggi che sono arrivati alla redazione di DonatoriH24 dai ragazzi e le ragazze della Scuola nazionale di formazione Avis. Gli allievi, affiancati da Fulvio Calia, consigliere di gestione della Fondazione Campus e responsabile, per Campus, della Scuola nazionale di formazione Avis, hanno scelto di aderire alla campagna #DaMeaTe per l’autosufficienza nel plasma, inviandoci i loro videomessaggi, accompagnati dagli auguri di Natale.
“Ho seguito da vicino la nascita e l’evoluzione della campagna #DaMeaTe – spiega Calia –. Mi sembra che sia stata un successo, ha avuto un impatto, secondo me, anche superiore alle aspettative iniziali. Anche il nome che avete scelto, #DaMeaTe, trovo che sia perfettamente centrato: già per la sua etimologia, è la metafora del sangue e del plasma che passano di vena in vena“.
Situazioni inattese e tragiche come la pandemia, il crollo delle donazioni per casi di positività diffusa o per ferie estive, la mancanza di sangue e plasma e il conseguente posticiparsi degli interventi chirurgici, hanno fatto capire a tutti noi quanto sia importante avere a disposizione scorte di sangue e plasma grazie ai donatori e, in secondo luogo, poter contare su una classe dirigente in ogni settore formata al più alto livello possibile.
E questo, del resto, non è stato altro che l’obiettivo ambizioso e lungimirante a cui, di concerto, hanno mirato Avis e Fondazione Campus che, proprio in questi giorni, hanno concluso l’ottava edizione della scuola nazionale, a Milano. Fulvio Calia, ci racconta come è nato questo progetto: “L’obiettivo della Scuola – spiega – è quello di implementare la consapevolezza e la sensibilità dei partecipanti su temi come la gestione manageriale del mondo non profit, le relazioni pubbliche e istituzionali, nonché le questioni legate al mondo di Avis e dei modelli del sistema sangue in Europa”.
A chi è rivolto questo progetto e dove si svolge?
“Possono candidarsi tutti gli associati Avis in possesso di diploma di scuola secondaria superiore, che non abbiano compiuto 45 anni al momento della presentazione della candidatura. Vengono poi selezionati 25 allievi tra i candidati. Le lezioni si svolgono nella Biblioteca dell’Associazione Politeia – Centro per la ricerca e la formazione in Politica ed etica, all’interno dell’Università Statale di Milano”.
Perché è importante fare formazione in un’associazione no-profit?
“In primis perché ogni anno formiamo una classe diversa che significa nuove persone, nuovi e reciproci scambi e conoscenze e, dunque, nuove comunità. Basti pensare che ogni anno ci arrivano 60-70 candidature a fronte delle 20/25 che possiamo selezionare e accogliere. Questo perché volutamente desideriamo comporre una classe ‘piccola’, con l’obiettivo di continuare a seguirla anche quando la scuola è finita. I volontari in Avis fanno certamente molta formazione pratica. Noi, invece, dal canto nostro proviamo a inquadrare la loro opera in un contesto più ampio. Ogni anno riuniamo tutti i partecipanti delle varie edizioni della scuola in una due-giorni in cui, oltre ai consueti convegni, facciamo parlare e conoscere le persone che arrivano a Milano da tutta Italia. La scuola, oltre a diffondere contenuti, desidera trasmettere senso di appartenenza, esempi virtuosi, obiettivi e strategie di sistema”.
Come è nata l’idea?
“In fondazione Campus avevamo una specifica e ormai lunga esperienza nel fare formazione ai dirigenti delle imprese. Ad un certo punto ci siamo chiesti il motivo per cui non stessimo facendo la stessa cosa anche con un’associazione no profit. Avevamo in casa il presidente del Campus, il filosofo Salvatore Veca, purtroppo venuto a mancare lo scorso anno, che ha speso la sua vita per diffondere un messaggio: fare bene il bene. Ovvero: bisogna lavorare bene anche se si è volontari. Sembra un concetto scontato, ma non è così”.
Poi cosa è successo?
“Corrado Del Bò, docente ordinario di Filosofia del diritto all’Università degli studi di Bergamo, direttore del dipartimento della facoltà di Giurisprudenza dello stesso ateneo e oggi direttore scientifico della scuola nazionale Avis, ha avuto l’idea della scuola. E così, nel 2015, abbiamo sviluppato questo progetto che, a poco a poco, si è sempre più consolidato”.
Perché i giovani volontari chiedono di venire a Milano per frequentare la scuola nazionale di formazione Avis?
“Per due motivi. Il primo è che – come accade in tutte le grandi organizzazioni – anche in quelle no profit come Avis c’è molta burocrazia in cui doversi districare. Chi fa tanto volontariato lo sa e, nella routine della quotidianità, rischia di venire un po’ schiacciato da questo aspetto e di smarrirsi. Ecco che per questo la scuola diventa volano e motore di stimoli. Qui i ragazzi si prendono dei momenti accuditi del weekend, si scambiano pratiche ed esempi migliori che avvengono in tutta Italia e si riappropriano, anche attraverso momenti di dialogo e convivialità, del senso più intimo e profondo del volontariato”.
E il secondo motivo?
“Conoscersi. Può sembrare una risposta banale, ma non è così. A Milano i giovani volontari trovano una dimensione di scuola residenziale, stanno insieme 48 ore consecutive ogni weekend, condividono pensieri, opinioni, idee, fanno gruppo anche durante una semplice colazione. Queste otto edizioni ci hanno palesemente insegnato la catena umana, il collante che si crea non viene a mancare neppure quando la scuola è finita: i ragazzi continuano a condividere buone pratiche”.
Quali e quanti sono stati i moduli di questa edizione 2022?
“Tre: etica, politica, mercato (21 e 22 ottobre), organizzazione e gestione del non profit (18 e 19 novembre) e relazioni pubbliche e comunicazione nel non profit (16 e 17 dicembre)”.
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