Donazioni e Coronavirus, le regole
Perché donare è a prova di pandemia

2022-04-26T12:02:50+02:00 26 Aprile 2022|Attualità|
test sierologici di Sergio Campofiorito

Il Coronavirus si è abbattuto nella nostra società stravolgendo usi e abitudini ed entrando, più o meno direttamente, in tutti i processi del quotidiano. Il continuo evolversi della pandemia, tra nuove varianti, vaccini e cure, ha generato anche confusione sul quale fuoco hanno soffiato diverse campagne di disinformazione e fake news rese virali dai social.

Nel calderone, per certi versi inevitabilmente, è finito anche il sistema sangue italiano, che ha visto un calo delle donazioni – tuttavia contenuto rispetto ai paesi in cui il dono non è gratuito ma a pagamento – che si riscontra anche nei primi mesi del 2022, come abbiamo visto nei giorni scorsi e come testimoniano i dati sulla raccolta plasma di marzo.

Secondo i report delle associazioni di raccolta sangue, è stato un biennio horribilis quello trascorso per diversi motivi: donatori e volontari colpiti dal Covid costretti a saltare i prelievi, timore diffuso verso le strutture sanitarie, personale medico assorbito dall’emergenza pandemica, fake news sul sangue dei vaccinati. È vero anche che alcune sedi locali di donatori hanno invece registrato un segno “+” dovuto a un accresciuto senso di solidarietà tra le persone e un conseguente bisogno di rendersi socialmente utili.

Coronavirus

Sacche di sangue

È meglio subito chiarire che donare il sangue è un atto sicuro: le associazioni, in questi ultimo periodo, hanno organizzato un accurato sistema di prenotazione che evita attese e assembramenti. Si va al donare il sangue nell’orario stabilito e si esce dalla struttura (centro trasfusionale o autoemoteca) subito dopo.

Inoltre, non ci sono evidenze scientifiche che dimostrano la trasmissione del Coronavirus attraverso le trasfusioni di sangue ed emocomponenti.

Ovviamente, ci sono alcune regole a cui attenersi. Chi si è sottoposto a vaccino contro il Covid può donare il sangue? Assolutamente sì. Il donatore deve soltanto attendere 48 ore prima del prelievo se non è affetto da reazioni. Il Centro nazionale sangue spiega, per chi ha sviluppato sintomi dopo la somministrazione del vaccino può essere accettato alla donazione dopo almeno 7 giorni dalla completa risoluzione dei sintomi.

Quali sono invece le regole per chi è risultato positivo al tampone? Chi ha contratto il virus è tenuto a osservare un periodo di sospensione dalla donazione. I soggetti positivi sintomatici sono riammessi alla donazione dopo 14 giorni dalla completa risoluzione dei sintomi oppure in presenza di un test molecolare o antigenico negativo.

Per i donatori totalmente asintomatici che abbiano avuto un contatto stretto con un soggetto positivo ai test si applicano le seguenti disposizioni (riportate in una circolare del ministero della Salute):

  • I donatori non vaccinati o che non abbiano completato il ciclo vaccinale primario (per esempio, che abbiano ricevuto una sola dose di vaccino delle due previste) o che abbiano completato il ciclo vaccinale primario da meno di 14 giorni devono osservare un isolamento di 10 giorni dall’ultimo contatto a rischio. Saranno riammessi alla donazione solo se in possesso di esito negativo del test molecolare o antigenico effettuato al termine della quarantena;
  • Per i donatori che abbiano completato il ciclo vaccinale primario da più di 120 giorni, la quarantena ha durata di 5 giorni, purché al termine di tale periodo venga eseguito un test molecolare o antigenico con risultato negativo.

A ulteriore tutela del sistema, il donatore che dovesse manifestare sintomi influenzali o da Coronavirus nei 14 giorni che seguono la donazione deve darne comunicazione immediata all’associazione di riferimento.

Come si è visto, donare il sangue è un’azione totalmente sicura, sia per il donatore, sia per il ricevente.

I protocolli si sono adattati alle esigenze della pandemia e, se ci sarà nuovamente bisogno, potrebbero essere ancora adattati.