Una linea guida nazionale c’è, con tanto di carta intestata del ministero della Salute. Poi però sul vaccino anti-Covid per i donatori di sangue si va un po’ in ordine sparso. Tra le Regioni, il cui capitolato di spesa è occupato principalmente dalla voce “sanità”, vi sono differenze, spesso pronunciate, sulle regole da seguire per immunizzare i donatori di sangue.
Questo al netto delle fake news diramate a mezzo social, come nel caso delle dichiarazioni dell’attore Enrico Montesano poi redarguito fortemente dalle istituzioni e dalle associazioni di donatori di sangue, e in particolare dal presidenti Avis Gianpietro Briola. Un ulteriore disturbo di cui si poteva fare sicuramente a meno.
Una circolare della direzione generale della Prevenzione sanitaria, datata 10 maggio, indicava che una volta ultimate le somministrazioni per le categorie più a rischio, a doversi attivare per avviare la campagna di vaccinazione anti-Covid a favore dei donatori di sangue ed emocomponenti dovevano essere Regioni e province autonome, in base alla disponibilità delle dosi.
Tra i territori che hanno recepito e seguito le linee guida del dicastero, vi è stato il caso Abruzzo che nella prima decade di giugno ha messo a disposizione una piattaforma per le manifestazioni di interesse alla vaccinazione anti Covid-19 riservata ai donatori di sangue iscritti alle associazioni convenzionate con la Regione (Avis, Fidas, Ados Lanciano, Cri e Fratres) o in possesso di certificazione rilasciata dal proprio servizio trasfusionale di riferimento.
Per tutto il mese di giugno, quindi, i donatori hanno una sorta di lasciapassare per immunizzarsi, indipendentemente dalla fascia d’età.
Si può parlare di “Caso Abruzzo” perché le altre regioni non hanno seguito lo stesso esempio.
Lo stagnamento legato al reperimento dei vaccini non ha permesso ancora di immunizzare le categorie a rischio, questione sulla quale stanno spingendo al massimo i governatori mettendo in secondo piano la questione donatori.
La situazione, quindi, sembra essere ancora quella di marzo scorso, quando la sola Lombardia aveva siglato un accordo con l’Avis regionale per sottoporre a vaccino contro il Covid-19 i donatori di sangue. L’autorizzazione inseriva la categoria tra le prioritarie riconoscendo ai donatori un ruolo primario nel sostenere il sistema sanitario nazionale.