Briola (Avis): “Basta fake-news, i vaccinati possono donare il sangue”

2022-08-02T12:50:53+02:00 29 Luglio 2022|Attualità|
Avis di Francesca Franceschi

Le persone vaccinate contro il Covid-19 possono tranquillamente donare il sangue ed il plasma e le sacche prelevate da chi è immunizzato sono utilizzabili senza alcuna differenza con le altre. Lo ribadisce il presidente di Avis Nazionale, Gianpietro Briola, abbattendo alla radice le ancora tante e variagate fake-news che, sistematicamente, “tornano in auge” creando confusione tra i cittadini. Anche su un gesto generoso, gratuito e fondamentale come la donazione di sangue e plasma, infatti, circolano spesso notizie false e tendenziose. Fake-news che sono ancora più dannose in questo periodo dell’anno, in cui molti ospedali sono stati costretti ad annullare le operazioni chirurgiche programmate a causa della mancanza di scorte ematiche.

Nelle ultime settimane, infatti, ha ricominciato a circolare, soprattutto sui social network, la falsa notizia secondo cui le sacche di sangue donate da persone vaccinate contro il Coronavirus non sarebbero utilizzabili in quanto inficiate dal vaccino. Recentemente anche il Centro Nazionale Sangue è intervenuto in merito ad alcuni video e notizie che circolano in rete e sui social diffondendo, fra le tante, la diceria che alcune sacche di donatori vaccinati vengano eliminate in quanto non utilizzabili. Il presidente di Avis Gianpietro Briola smentisce queste pericolose fake-news.

Dottor Briola, spieghiamolo una volta per tutte: le persone vaccinate contro il Covid possono tranquillamente donare il sangue?

“Assolutamente sì. Occorre ribadire a chiare lettere che non esiste alcuna correlazione tra il sangue donato e la vaccinazione. Quest’ultima stimola solo una risposta immunitaria, ma non esiste alcun tipo di problema per il ricevente che, eventualmente e nel caso del plasma, potrebbe esser maggiormente protetto dagli anticorpi del donatore. In questi mesi ne abbiamo sentite tante: dal sangue dei vaccinati che coagulerebbe, passando per la scarsa qualità degli emocomponenti di chi ha ricevuto la terza dose fino agli appelli a non donare sangue per Avis. È necessario ribadire che il vaccino stimola la risposta immunitaria del donatore ma non va certamente a modificare le sue cellule. Queste falsità, che ci hanno letteralmente tormentati nell’ultimo anno, contribuiscono ad ostacolare e rallentare ciò che invece è davvero importante: assicurare scorte di sangue e plasma per consentire agli ospedali di proseguire nelle loro regolari attività senza dover rinviare terapie e interventi salvavita”.

Come possiamo contrastare il diffondersi di queste false notizie?

“Abbiamo molte volte ribadito la necessità di reperire informazioni solo attraverso i canali ufficiali, ossia il sito di Avis o quello del Ministero della Salute. Il Covid-19 non può essere trasmesso per via trasfusionale e nessuno nei centri trasfusionali e nelle nostre unità di raccolta ha mai segnalato episodi di sangue donato da persone vaccinate che si sarebbe coagulato”.

In questi mesi molte regioni d’Italia stanno facendo i conti con la mancanza di scorte. Quali sono le ragioni?

“Siamo in un periodo dell’anno che, per una serie di ragioni, è caratterizzato da una mancanza di donazioni legate soprattutto al persistere della diffusione del Covid-19 che frena inevitabilmente le attività. La variante Omicron da gennaio ha avuto un’altissima capacità di diffusione e, sebbene sia meno invalidante dal punto di vista clinico, ha messo in isolamento molti donatori. Ad aprile infatti abbiamo dovuto fare i conti con questa complicanza che è stata senza dubbio impattante per quanto riguarda il numero di donazioni”.

Cos’altro?

“C’è anche un’altra questione: molti operatori sanitari che lavoravano anche nei centri trasfusionali si sono infettati. Va da sé che questa circostanza – unita al fatto che il numero degli operatori era principalmente dedicato ai pazienti Covid, al funzionamento delle Usca (Unità Speciali di Continuità Assistenziale, ndr), ma anche alle vaccinazioni nei centri vaccinali – ha determinato una oggettiva riduzione del personale sia nei centri trasfusionali che nelle unità di raccolta associative. Da qui la riduzione delle giornate dedicate alla raccolta sangue. Ma c’è anche un altro fattore da prendere in considerazione”.

Quale?

“Durante questo 2022 gli ospedali non hanno assolutamente ridotto le attività che, semmai, sono state potenziate per rispondere e recuperare tutti gli arretrati causati dalla quinta ondata della pandemia. Questo, è naturale, ha richiesto una maggior quantità di sangue, plasma e piastrine”.

I dati confermano che siamo in emergenza?

“Un dato non di poco conto che posso usare per rispondere è che gli scorsi anni le regioni italiane più virtuose per numero di donazione, mi riferisco generalmente a quelle del centro-nord, riuscivano a sopperire e a compensare le necessità anche delle regioni del meridione. Quest’anno anche le regioni del nord hanno risentito della mancanza dei donatori e se da un lato sono riusciti a garantire la loro autosufficienza, dall’altro non hanno potuto garantire le scorte che servivano al sud”.

Da

Il logo della campagna “Da me a te”

E per quanto riguarda il plasma?

“In Italia, purtroppo, persiste ancora una non adeguata conoscenza di questa possibilità. In generale si pensa alla donazione come appannaggio esclusivo del sangue. Ho avuto modo di apprezzare e condividere #DaMeATe, la vostra campagna di sensibilizzazione per incentivare alla plasmaferesi, e mi è piaciuta molto, perché va a sottolineare un nesso di continuità e di solidarietà tra il donatore di plasma e il paziente che lo riceve. Quello che state facendo è molto importante, perché il valore della donazione del plasma è sconosciuto ancora a troppe persone in Italia. Purtroppo l’Italia ha un concetto emergenziale di donazione. Bisognerebbe invece intendere la donazione di plasma come un gesto ‘quotidiano’ che garantisca un fabbisogno sia per quanto riguarda i globuli rossi ma anche per i plasmaderivati, che sono altrettanto indispensabili e salvavita. Infine, non certo per ordine di importanza, mi preme ricordare che, al fianco di queste campagne informative e di sensibilizzazione, deve necessariamente esserci una grande disponibilità degli ospedali e del mondo trasfusionale, affinché sia offerta ai donatori la possibilità di accedere e di effettuare il loro gesto generoso e indispensabile”.

Chi volesse partecipare alla campagna #DaMeaTe può farlo registrando un breve video autoprodotto, da iniziare con la frase “Quando dono penso che…”, completandola poi con ciò che si ritiene importante, utile, appropriato per l’iniziativa. È possibile inviare i video via mail all’indirizzo dameate.donatorih24@gmail.com o via whatsapp al numero 393 401 2016.

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