Plasma iperimmune: Menichetti racconta a Dh24 a che punto è Tsunami

2020-11-21T11:55:37+01:00 21 Novembre 2020|Attualità|
plasma iperimmune tsunami di Laura Ghiandoni

Sono trascorsi circa sei mesi da quando l’Italia ha deciso di sperimentare una volta per tutte il plasma iperimmune, organizzando uno studio volto a capire la validità di questa cura sui pazienti affetti da Covid. Dopo il rallentamento della sperimentazione nei mesi estivi, che DonatoriH24 ha raccontato già in passato, il dibattito mediatico e politico sul tema oggi è inserito nel mainstream dal programma Le Iene.

Il dottor Menichetti, principal investigator di Tsunami, ci ha raccontato in dettaglio cosa sta succedendo e come le aziende sanitarie locali si stanno muovendo nel panorama sanitario italiano, essendo autonome sia nella decisione di partecipare o no alla sperimentazione, sia nello scegliere se utilizzare la cura.

Chi sceglie di partecipare alla sperimentazione, e chi no

“Oggi gli ospedali attivati con Tsunami sono 31, meno della metà di quelli che nei primi mesi hanno dichiarato di voler aderire alla sperimentazione, che sono circa 80. Quelli che arruolano pazienti per verificare l’efficacia della cura oggi sono solo 17” spiega Menichetti, che aggiunge: “L’iniziale interesse dei ricercatori per la sperimentazione Tsunami sembra essere venuto meno perché alcune regioni, città e province hanno scelto altre sperimentazioni oppure deciso che non c’è tempo per una ricerca che ne provi l’efficacia una volta per tutte e hanno scelto di utilizzare direttamente il plasma sui pazienti affetti da Covid. Questo magari perché alcuni sono convinti che la terapia funzioni”.

E continua: “Oggi dipende molto dalla convinzione degli sperimentatori. A chi ne parla in televisione bisogna ricordare che non si può dire né che il plasma non serve a nulla, né che il plasma è un salvavita, infatti non c’è evidenza scientifica per dire nessuna delle due cose. Si può solo dire che è necessario verificare se il plasma convalescente sia utile nel Covid e il giusto approccio va offerto nell’ambito di un protocollo di studio come Tsunami”.

Aggiunge: “Non dobbiamo farci tradire dalla concitazione pandemica dando tutto per scontato e promuovendo o bocciando terapie: perché queste non sono sostenute da evidenza scientifica. Il paziente non deve ricevere l’opinione del singolo”.

Come procede la sperimentazione Tsunami

“Stiamo attendendo i risultati delle analisi preliminari che dovrebbero arrivare tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre. I risultati dei primi 120 pazienti indicheranno se ci sono differenze fondamentali tra i due gruppi di pazienti selezionati: quello che ha ricevuto il plasma e quello che non ha avuto il plasma, ma ha avuto la terapia standard per il Covid ora rappresentata dall’eparina, Remdesivir e desametasone, il cortisone”.

Menichetti continua: “Sono tre gli scenari possibili: il primo è che il plasma abbia dimostrato la sua efficacia, il secondo è che abbia dimostrato di non essere efficace e il terzo è che non ci siano prove sufficienti. In quest’ultimo caso si può ricalcolare il campione sulla base degli eventi osservati e si può di nuovo fare la stima dei pazienti necessari per dimostrare qualcosa”.

Ricorda: “Il numero di pazienti target del protocollo Tsunami è 476 e siamo a 330, quindi saremmo praticamente vicini alla fine. Mancherebbero 150 pazienti scarsi. Ma è possibile che se gli eventi che andiamo ad osservare, dimostreranno che qualche miglioramento nella condizione del paziente c’è stata, anche se non molto importante, i pazienti target dello studio randomizzato potrebbero aumentare ed essere di più”.

Le regioni attive con Tsunami

“Sicuramente oggi la Toscana è protagonista di Tsunami” racconta Menichetti: “Firenze, Careggi, Santa Maria Annunziata, Lucca, Pisa, Empoli, Pistoia, Livorno, Viareggio partecipano alla sperimentazione. Nel resto d’Italia figurano Umbria, Perugia, e poi certo, la Lombardia, Mantova e Milano”.

Invece la Sicilia, il Lazio, lo Spallanzani, l’Emilia Romagna, il Veneto non hanno attivato ancora nulla. Mestre e Treviso non arruolano pazienti”.

Il titolo anticorpale della raccolta indicata dal Centro nazionale sangue

Sulla questione del titolo anticorpale Menichetti spiega: “Delle 5mila sacche che risultano dal Centro nazionale sangue sono 1600 le sacche che hanno il titolo anticorpale di 1:160. Sarebbero comunque non pochi trattamenti per i pazienti. Sono 800. Le unità di sangue non sono state raccolte in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale”.

E conclude: “Esiste però il Sistra, per cui il centro che ha bisogno può postare la richiesta e riceverlo in tempi utili. Il plasma ad uso compassionevole viene richiesto, ma il titolo anticorpale non sempre è così alto. Il plasma donato per Tsunami viene utilizzato per la sperimentazione”.

Come procede la raccolta di plasma iperimmune

Sull’attuale stato della raccolta Menichetti chiede una maggiore unità d’intenti. “Non vedo una campagna di raccolta di plasma iperimmune a livello nazionale. Vedo raccolte locali. La Toscana traina ed è bene ci sia un rilancio di questo tema”. Infine, un appello importante: “Va invitata la popolazione a raccogliere il plasma perché è sempre utile, anche se non è titolato ad alto livello è sempre plasma, e può essere comunque utilizzato per i farmaci”.