“Mia nonna Ida era una donatrice, ricordo che doveva farsi accompagnare fino a Novara da chi allora era il fortunato possessore di un’automobile, a Romagnano non c’era ancora la sezione Avis”. E quando verrà edificata, lui sarà il presidente. È una storia di altri tempi quella del signor, anzi cavalier, Alberto Albertinotti, 64 anni, residente in provincia di Novara. Ha iniziato a donare il sangue nel 1975 e da allora non ha mai staccato l’ago: 238 prelievi (tra sangue e plasma) in 44 anni, circa uno ogni cinque mesi e mezzo.
“Nonna Ida – ricorda Alberto, idraulico in pensione – mi ha insegnato che la donazione è un fatto di cuore, mi ha inculcato l’ideale della solidarietà e da allora non l’ho mai dimenticato”. L’Avis di Romagnano, del quale è stato per dieci anni presidente e per quattro mandati vicepresidente, lo nomina semplicemente con l’appellativo di “Il decano”, anche se per la Repubblica, Alberto è un cavaliere. Dopo aver conseguito il diploma di benemerenza, la medaglia di bronzo, la medaglia d’argento, la medaglia d’oro, il distintivo d’oro e infine la croce d’oro dell’Avis, nel 2011 è arrivato il cavalierato su iniziativa dell’allora presidente Giorgio Napolitano. “I titoli contano poco – continua Alberto – ciò che è importante è la solidarietà. Fortunatamente ho sempre goduto di buona salute e, consapevole del mio ruolo, ho sempre trattato il corpo con rispetto verso di me e verso il prossimo”. Un insegnamento diretto ai più giovani: “Sono molto restio a concedere interviste, lo faccio soltanto perché sono consapevole di poter essere un esempio per le nuove generazioni, affinché si avvicinino alle donazioni. Non bisogna neanche avere paura dell’ago, personalmente mi infastidisce molto di più la puntura di una zanzara che provoca prurito, l’ago se inserito bene neanche si sente”.
Il senso di comunanza dell’ex idraulico, oggi cavaliere, non finisce qui e si lancia in un obiettivo che va oltre, assai oltre: “Mi piacerebbe, per quando sarà, donare gli organi. Le cornee per chi non vede o i reni per chi è in dialisi”. Nel ricordo di nonna Ida.