“Ho iniziato a donare per saltare la scuola, ora non mi voglio più fermare”

2019-07-26T14:52:53+02:00 26 Luglio 2019|
di Emiliano Magistri

“Quando ho donato la prima volta, a 18 anni, l’ho fatto per saltare la lezione di matematica al liceo”. Spiega così, Emanuele Gelli, la sua prima volta da donatore. “Poi ho continuato per evitare le prime ore – prosegue – in particolare quelle di educazione fisica, visto che non sono mai stato un grande amante dello sport. Almeno avevo l’alibi di aver donato il sangue per poter rimanere a riposo”.

Emanuele Gelli, oggi, di anni ne ha 28 ed è a quota 52 donazioni. Ma non solo. È il coordinatore del gruppo della Toscana dei Giovani Avis e vice presidente della sezione comunale della sua città, Pistoia. “Ho deciso di legarmi all’attività di Avis perché, quando ero alle medie, i volontari vennero nella mia scuola per spiegare l’importanza di questa scelta – racconta -. Per me è stato molto utile e mi ha incentivato a iniziare a dare il mio contributo”.

La scuola poi è finita e quindi lezioni da saltare oggi non ce ne sono più. Ma l’impegno non si è concluso, anzi: “Ho continuato perché, seppur pauroso (l’ago, come lui stesso racconta, ancora oggi gli fa impressione, ndr) mi sono reso conto che si tratta di una pratica rapida e indolore che aiuta tantissime persone“. Anche se la spinta decisiva è stata la testimonianza di una ragazza: “Si chiama Laura e mi raccontò che si era sottoposta a oltre 700 trasfusioni di sangue e plasma, per poi ricevere il trapianto di midollo osseo. Come lei ci sono tante altre persone, spesso anche molto giovani, che hanno bisogno dell’attività dei donatori”. Una testimonianza che ha portato Emanuele anche a farsi “tipizzare” dall’Admo, l’Associazione donatori di midollo osseo.

Infine un appello ai giovani da un giovane: “Occorre che tutti riflettano su quanti pazienti hanno la possibilità di curarsi e di vivere grazie al nostro sangue – conclude -. Anche per questo, ogni anno, organizziamo a Pistoia un forum con gli studenti delle classi quarte e quinte dei licei della città, dove intervengono persone che si sono sottoposte a trasfusioni e che spiegano quanto per loro sia stato vitale poterne usufruire”.