“Fare del bene fa bene: il Covid non mi ha fermata”

2020-11-03T10:52:33+01:00 3 Novembre 2020|
di Cinzia Sironi

Ciao sono Cinzia, ho 54 anni e dono da quando ne avevo 18. Mio nonno materno ed i miei genitori erano donatori. Mio nonno donò per poco tempo perché quando ci provava sveniva, gli faceva impressione l’ago. Mia mamma e mio papà donarono finché la salute glielo permise. Da quest’anno dona sangue anche mio figlio maggiore.
Ho nel cuore mio papà, la prima volta mi accompagnò lui. Me lo ricordo come fosse ieri. Non ricordo ragazzi, quasi tutti adulti. Non avevo paura, c’era con me mio papà, ero solo emozionata.
Ricordo la colazione fatta dopo la donazione, un bel panino! Da quel giorno non mi sono più fermata. Per qualche anno ho donato sangue intero, dopodiché la mia Avis comunale mi suggerì di provare a donare il plasma. Mi informai e da lì iniziai a donare quasi sempre plasma.
La donazione è un po’ più lunga ma meno pesante per le donne in età fertile. Si può donare ogni 14 giorni perché il plasma si riforma velocemente.
Fino a qualche anno fa donavo circa ogni due mesi, adesso che sto invecchiando ho deciso di accelerare i tempi (si sa mai che la salute…) e dono circa ogni 15-20 giorni e a volte, raramente, dono anche sangue intero.
La salute non mi ha quasi mai abbandonata. Mi sono fermata per le due gravidanze e per un intervento subìto qualche anno fa.
Il Covid non mi ha fermata e nemmeno la paura di potermi ammalare. Quest’anno ho donato 16 volte. In totale 208 volte in 36 anni.
Per me è una cosa naturale di cui io stessa ho bisogno, non è stata solo una questione di famiglia. È talmente naturale che qualora mi dovessi fermare si fermerebbe qualcosa di me.
Diventare donatrice mi ha permesso di conoscere persone che hanno vissuto o vivono grazie alle trasfusioni di plasma e di sangue o grazie ai farmaci plasmaderivati. Ci sono persone che nascono immunodepresse e i farmaci plasmaderivati danno loro una possibilità di vita che prima non c’era.
Un paio di anni fa sono diventata volontaria Avo (in ospedale). Ho avuto l’opportunità e l’onore di vedere le sacche trasfuse in persone che ne avevano bisogno. E ogni volta è una cosa estremamente emozionante. In quel momento mi sento sorella di sangue di quel paziente. Credo che la solidarietà fra persone sia innata in ognuno di noi.

È un bisogno primario. Fare del bene Fa bene. Sentirsi utili fa bene. Vedere l’altro che rinasce o riesce a vivere fa bene. Donare non costa nulla, offri semplicemente il braccio. È come se si offrisse una mano ad una persona che sta cadendo. Lei si rialza e tu la sorreggi.

Lancio un mio messaggio ai giovani: è sempre più necessario il cambio generazionale. Basta rivolgersi alla propria Avis comunale che darà tutte le informazioni necessarie. Fondamentale è non farsi spingere esclusivamente dall’entusiasmo dato dai momenti di crisi territoriali e dagli appelli di scarsità di sangue e plasma. Un donatore è per sempre, è un patto a cui fare sempre fede. Solo una malattia ci può fermare.