La mia prima donazione risale al 2011, ormai otto anni fa. Avevo diciotto anni compiuti da pochi mesi, finalmente potevo iniziare. Nella mia famiglia ci sono sempre stati donatori, probabilmente è questo che mi ha spinto a diventarlo a mia volta: mio padre, mio fratello maggiore… Nella mia zona, Gregna di Sant’Andrea, periferia Sudest di Roma, c’è un gruppo di donatori attivo nella parrocchia. Ogni tre mesi c’è la raccolta. Ricordo che mi sono presentata semplicemente con il desiderio di fare qualcosa di utile, ho affrontato la puntura dell’ago e il laccio emostatico che stringe un po’. Poi sono uscita e mi sentivo bene, direi felice.
Mi è sempre sembrato qualcosa di naturale, spontaneo. E bellissimo. Il pensiero che un gesto così semplice possa salvare delle vite, consentire operazioni, dare la possibilità a qualcun altro di stare meglio, fa sentire quasi dei supereroi. Tutti un giorno potremmo avere bisogno di quella sacca di sangue. E devo anche dire che essere esclusa da una donazione, magari a causa della pressione o dell’emocromo basso, è sempre una piccola delusione. A quel punto aspetto l’occasione successiva.
Proprio oggi, prima di scrivere queste righe, sono riuscita a donare dopo tre anni di “pausa”, tra un inconveniente e l’altro. Sempre insieme ad Avis. La sensazione è la stessa di allora: la soddisfazione di aver fatto nel proprio piccolo qualcosa che conta davvero. Se siete in salute, andate a donare. Riceverete indietro molto di più di quello che vi aspettate.