“Impegno e costanza, ecco come ho raggiunto le 200 donazioni”

2019-05-06T10:18:37+02:00 6 Maggio 2019|
di Giorgio Piccioli

Ho 53 anni, sono nato a La Spezia e lavoro come dipendente nel Comune di Fivizzano che è anche il mio paese di residenza. La mia prima donazione di sangue, effettuata nella sezione locale dell’Avis, risale al 27 aprile 1990, dopo aver preso questa decisione insieme a un mio compagno di scuola.

Ricordo che all’epoca si poteva donare solo sangue, poi però, dopo qualche tempo, arrivò la prima macchina per la plasmaferesi: i responsabili della sezione mi spiegarono a cosa servisse e quindi decisi di provare anche io. Nei miei primi anni da donatore ho alternato le donazioni di sangue a quelle di plasma, successivamente ho effettuato quasi esclusivamente donazioni di plasma, anche se sono un po’ più lunghe.

Con il personale infermieristico e medico sin da subito si è instaurato un buon rapporto: ho trovato persone competenti e disponibili che, in diverse occasioni, mi sono state di grande aiuto, in particolare durante periodi in cui assumevo una serie di medicinali e quindi era necessario combinare i giusti momenti in cui poter effettuare la donazione. Questa scelta mi ha permesso anche di poter scoprire problemi transitori di salute con cui dovevo fare i conti, ma che, a seguito di ulteriori accertamenti, si sono poi risolti positivamente. Ho sempre cercato di svolgere questa mia attività con costanza, tanto da aver tagliato, lo scorso 24 aprile, il traguardo delle 200 donazioni.

È stata una giornata molto bella che, tra l’altro, è coincisa anche con la prima donazione di una nostra volontaria, Ilaria Achilli, che da poco aveva compiuto 18 anni e che, per l’occasione, è stata accompagnata dalla mamma anche lei donatrice da anni. Ho ricevuto tanti complimenti e, per così dire, tanta pubblicità nel nostro territorio: mi auguro che sia servita e serva a convincere sempre più persone su quanto importante sia compiere questa scelta di vita.

C’è sempre più bisogno di sangue e quindi di nuovi donatori. Mentre racconto la mia esperienza, sto già pensando a quando tornerò a sedermi su quella poltrona nel mese di maggio. Se la salute mi assiste, spero di raggiungere quota 300, così da poter chiudere la mia “carriera” di donatore con la consapevolezza di aver fatto il possibile per aiutare gli altri.