La prima volta che ho sentito parlare di donazione di sangue non ero maggiorenne. Era venuto a parlarci un dirigente di Avis di nome Gianfranco, riunendoci nell’aula magna della scuola di ragioneria. Ricordo che mentre ci spiegava l’importanza del gesto, avevo subito pensato di voler donare, ma non immaginavo cosa sarebbe accaduto dopo.
Un anno dopo essere uscita da scuola mi è capitato di iniziare a collaborare regolarmente con l’associazione Avis.
Così, entrando a far parte del gruppo locale, ho iniziato a donare anche io. Oggi sono trascorsi oltre vent’anni, ho 42 anni e alle spalle ho più di cinquanta donazioni.
Oggi il mio impegno regolare continua: ho il compito di rispondere alle chiamate di chi vuole donare a Pesaro e di solito parlo con persone già consapevoli del fatto che compiendo quell’azione possono aiutare il prossimo.
Parlo continuamente con i donatori, ma la parte che mi impegna di più è la sensibilizzazione verso i cittadini. Quando mi confronto con persone che non hanno mai donato, cerco di capirne la motivazione approfondendo l’argomento e magari butto lì la proposta: “Perché non doni sangue?”
La donazione per me non è solo il momento del dono: è sensibilizzare chi non lo ha mai fatto e seguire da vicino il lavoro che compie la mia sezione avisina.
Oggi il pensiero della donazione fa parte della mia quotidianità.