Sono stato introdotto alla donazione di sangue da mio zio Nanni, donatore di lungo corso. Lui ha ricevuto delle benemerenze per il numero di donazioni compiute, cioè delle medaglie di vario tipo, e per me ha rappresentato un esempio. La medaglia certo non è il motivo per cui si dona, ma il vero motivo è perché c’è bisogno di emocomponenti negli ospedali per i pazienti.
Un giorno ho detto: “Provo anche io”. Così dal 2015 dono piastrine. Se ci penso tutto sommato lo trovo un impegno poco gravoso. Si tratta di stare “attaccati” alla macchina per un’oretta, questo quattro-cinque volte l’anno.
Con poco sforzo si può fare del bene e aiutare molte persone. Donare una parte di se stessi, è una cosa sicuramente bella.
Quando me lo chiedono dico sempre che vado a donare perché dopo mi offrono la colazione. Ovviamente scherzo. Però è vero che le chiacchiere che si fanno in sede con i soci, i volontari, i dottori e le infermiere, prima, durante e dopo, rappresentano qualcosa di più.
E’ bello perché si crea quel senso di gruppo e comunità che nella nostra sezione avisina è molto forte.