Epatite C dopo autotrasfusioni, scoppia il caso a Dolo
La magistratura apre un’inchiesta per epidemia

2024-07-16T10:02:21+02:00 16 Luglio 2024|Salute|
di Sergio Campofiorito

Positivi al virus dell’epatite C dopo essersi sottoposti ad autotrasfusioni di sangue in un ambulatorio. Stando a quanto riporta l’agenzia Ansa, il caso è scoppiato a Dolo, nel Veneziano, dove i pubblici ministeri hanno iscritto nel registro degli indagati il dottor Ennio Caggiano. L’accusa, secondo gli investigatori, è quella di epidemia per la presunta violazione delle norme che regolano le trasfusioni.

L’inchiesta è scaturita da una segnalazione dell’ospedale veneto dove, in poche settimane, si sono presentate decine di persone risultate positive all’epatite C. Dalle prime ricostruzioni dei sanitari è emerso che tutti sarebbero pazienti dello stesso medico, il dottor Caggiano. Da qui la segnalazione alla magistratura che ha già disposto una serie di consulenze tecniche per stabilire la causa delle infezioni.

Secondo quanto scrive l’Ansa, i pazienti hanno riferito agli inquirenti che il sangue autotrasfuso in procedura ambulatoriale sarebbe stato adulterato con sostanze non meglio identificate.

La vicenda ha avuto un grosso riverbero nei media nazionali e rischia di alimentare diffidenze e apprensioni sul sistema sangue. Va quindi immediatamente chiarito un aspetto fondamentale: il sangue usato dall’indagato proviene da autotrasfusioni dei suoi stessi pazienti e non dal sistema sangue che resta, grazie a rigidi controlli e test, sicuro e garantito.

Il presidente di Avis, Gianpietro Briola
Il presidente di Avis, Gianpietro Briola

“La vicenda dei pazienti infettati a Venezia in un ambulatorio privato con autotrasfusioni di sangue ha ancora lati oscuri da inquadrare e chiarire ma certo pone interrogativi inquietanti circa l’uso delle terapie e l’utilizzo non etico della medicina e delle sue possibilità e applicazioni” – commenta Gianpietro Briola, presidente nazionale Avis.

“Da un lato – continua Briola – abbiamo un sedicente medico che attraverso pratiche non certo scientifiche e approvate vendeva terapie di nessun valore e di assoluto rischio. Inutili comunque, e dannose, come ogni altra promessa di ringiovanimento, ‘pulizia’ del sangue da tossine e, forse, dai famigerati quanto abusati ‘spike’ della vaccinazione, oppure metodi usati come mezzo estetico e rinvigorente. Panzane empiriche per creduloni. Dall’altro lato i pazienti che ancora si fidano dei magici intrugli, cercano scorciatoie, si illudono con sedicenti stregoni e poco si fidano della scienza alla ricerca di alternative improbabili e certo non credibili. In fondo, cominciarono gli antichi egizi a trasfondere o infondere il sangue di giovinetti ai faraoni o ai combattenti per far ritrovare ‘forza e vigore’.  Il riferimento mistico del sangue lega da sempre l’uomo alla vita e allo spirito!”.

Il presidente Avis, quindi, rimarca l’assoluta sicurezza del sistema sangue: “Per quanto riguarda le trasfusioni a uso clinico, e quindi controllate con criteri di massima ‘garanzia e qualità’, possiamo affermare che non esiste rischio di prendere malattie e che i pazienti possono continuare a curarsi, con criteri scientifici e indicazioni condivise, con i prodotti ematici delle donazioni di donatori, anonimi, generosi, volontari, responsabili. 1800 pazienti ogni giorno ricevono queste terapie e vogliamo rassicurarli e continuare, attraverso il nostro dono, ad assicurare adeguate terapia salvavita e a sostegno indistinto della qualità della loro quotidianità. Un impegno – conclude – che svolgiamo con grande senso di responsabilità in sintonia con la sanità pubblica e le istituzioni”.