Tsunami e anticorpi monoclonali, il quadro attuale
Nuovo impegno sul plasma e ricerca scientifica attiva

2020-11-12T16:35:20+01:00 29 Ottobre 2020|Attualità|
di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

Protocollo Tsunami, anticorpi monoclonali, strategie di contenimento di media durata: ha parlato di questo e di molto altro Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, durante l’audizione svoltasi ieri mercoledì 28 ottobre in commissione Sanità del Senato, all scopo di fotografare l’attuale situazione legata al Covid-19 in Italia in questo momento delicato, con la necessità di tracciare gli asintomatici e lottare contro un virus che in tutte le regioni ha raggiunto un indice di contagio Rt superiore a 1, e con il rischio che il sistema sanitario italiano si trovi ancora sotto pressione nell’arco di poche settimane.

plasma iperimmune tsunami

Il professo Francesco Menichetti

Di una possibile recrudescenza del virus, su Donatorih24 ne avevamo parlato già a settembre nel livestreaming “Covid d’autunno”, proprio nei giorni in cui secondo Brusaferro i casi avevano fatto registrare quel piccolo ma significativo aumento dopo la “pace” estiva: già allora era emerso, nei discorsi dei nostri ospiti autorevoli e attraverso l’intervista al dottor Francesco Menichetti, principal investigator dello studio Tsunami, che la troppa burocrazia da un lato, e il calo oggettivo del numero dei malati idonei a donare plasma iperimmune, avevano rallentato un progetto come Tsunami, molto promettente giacché puntava a coinvolgere 474 pazienti donatori, per poi arenarsi.

Qualche settimana fa, annunciata dallo stesso Menichetti, la ripartenza di Tsunami. E in poco tempo ecco i nuovi numeri, annunciati dallo stesso Brusaferro dinanzi alla commissione Sanità: “188 pazienti, 79 centri clinici e 88 centri trasfusionali coinvolti, sul territorio di 13 regioni”. Non certo i numeri preannunciati, ma una buona base.

Video

 

Il plasma dei guariti, dunque, fungerà da possibile “arsenale” per i pazienti ospedalizzati che necessiteranno di cure emergenziali, in un quadro che secondo Brusaferro non è certo dei migliori, visto che “ci troviamo di fronte a un’epidemia ormai diffusa in tutto il Paese. In queste settimane l’indice di contagio Rt è superiore a 1 in tutte le regioni, con alcune realtà anche significativamente sopra 1. Ci troviamo in questa situazione dopo un periodo estivo con numeri limitati e un periodo settembrino in lieve e progressivo aumento, che a ottobre ha avuto suo picco nelle ultime due settimane”.

Il virus incalza dunque, e sempre ieri la presidentessa della commissione UE, Ursula Van Der Leyen, ha annunciato che il primo vaccino sarà pronto per aprile 2021, con le prime 50 milioni di dosi che faranno da apripista per vaccinare 700 milioni di cittadini entro la fine dell’estate. Ma cosa farà chi resterà fuori? Quali terapie di supporto bisognerà abbracciare? Sempre Brusaferro ha fornito la risposta: “La disponibilità di anticorpi monoclonali sarà uno strumento molto importante e potente nella lotta al Covid. C’è anche una produzione italiana, oltre a quella americana, che darà risultati nel prossimo anno. Quando ne avremo la disponibilità, la possibilità di trattare pazienti con determinati livelli di gravità consentirà di avere delle prognosi molto più favorevoli”.