Due studi, uno europeo e uno Italiano pubblicato sulla celebre rivista medica “The Lancet”, hanno in questi giorni contribuito ad aumentare la consapevolezza collettiva per prevenire e combattere il Covid-19.
Il primo riguarda la necessità del vaccino antinfluenzale per le categorie più a rischio, ovvero gli over 65, già molto esposti ai virus influenzali canonici delle passate stagioni. Il mondo del sangue, con il ministero della Salute in prima linea assieme al Centro nazionale sangue e alle associazioni con le loro campagne pubblicitarie, già da tempo prova a operare una forte sensibilizzazione sulla necessità del vaccino, un tema affrontato da Vincenzo De Angelis, direttore del Cns nel livestreaming di Donatorih24 sul Covid d’autunno, allo scopo di chiarire come il normale vaccino antinfluenzale sia fondamentale per evitare giri di tamponi incrociati con ulteriore dispendio di rischi ed energie per la salute pubblica. La sensibilizzazione, peraltro, appare più che necessaria in base ai risultati di uno studio europeo realizzato da Eurostat, la direzione generale della Commissione Europea che ha il compito di lavorare i dati raccolti in tutti gli Stati membri dell’UE: la media europea degli over 65 che decidono di sottoporsi al vaccino antinfluenzale è molto bassa, solo il 41,4%, con picchi superiori al 70% solo nel Regno Unito, e del 60% in Irlanda, Olanda e Portogallo (Fig.1).
Record negativo, invece, in Lettonia con solo il 7,7% degli over 65 vaccinati, in Estonia con il 10,2% e in Slovacchia con 12,5%. La media Italiana è di poco superiore al 50%, un 52, 7% sicuramente migliorabile con la giusta dose d’informazione.
Neanche a dirlo, il tema del vaccino antinfluenzale in questo momento reso ancora più complicato dal Covid-19 riguarda tuttavia tutta la popolazione, e in particolar modo i donatori di sangue. Come molti sanno, il vaccino antinfluenzale è gratuito per i donatori di sangue, una misura attiva già da anni che ha dimostrato di salvaguardare l’accesso ai centri trasfusionali nel nome di un valore collettivo come l’autosufficienza ematica nazionale.
Altrettanto importante, nell’ottica della prevenzione sulle categorie a rischio Covid-19, uno studio italiano pubblicato su “The Lancet Hematology” rivista scientifica tra le più prestigiose al mondo, sul legame tra patologie ematologiche e mortalità da Covid-19. Tale studio ha preso in considerazione pazienti adulti di neoplasia ematologica tracciati in 66 ospedali tra il 25 febbraio e il 18 maggio 2020, colpiti da Covid-19 con sintomi. Dei 536 pazienti iscritti allo studio, 198 pazienti sono morti, il 37%. Un dato addirittura tragico se si considera che la mortalità da Covid-19 per la popolazione italiana è stato del 2,04%. Questo dato, così importante, mostra bene come alcune categorie debbano assumere giocoforza misure preventive più rigorose di altre.