La terapia al plasma iperimmune si sta diffondendo nel mondo come prima arma contro il Coronavirus. Non è perseguita infatti soltanto in Italia, ma è divenuta una speranza di salvezza per arginare il numero dei decessi in tantissimi altri paesi. Questo tipo di cura, che si basa sull’infusione del plasma ricco degli anticorpi dei guariti nel corpo dei malati, è in fase di sperimentazione in oltre 30 nazioni.
Come sappiamo l’Italia è stata rapida ed efficiente nell’intraprendere questa strada e presto la cura verrà utilizzata in moltissimi centri sanitari di tutta la penisola. La terapia, a giorni, verrà applicata in 6 regioni: in Lombardia (3 centri), Veneto (1 centro), in Toscana – regione a capo del gruppo che include le Marche, la Campania e il Lazio – e infine in Puglia e in Abruzzo. Nonostante le difficoltà della missione, ostacolata dai vincoli burocratici spesso intricati del nostro Paese, grazie al lavoro dell’equipe del San Matteo di Pavia, guidata dal professor Perotti in collaborazione con la casa farmaceutica Kedrion Biopharma e il Centro nazionale sangue, siamo dunque tra i paesi all’avanguardia nel testare in modo sistematico questa soluzione.
La Cina tuttavia è stato il primo paese in cui la terapia è stata utilizzata sui pazienti malati gravemente da insufficienza respiratoria. A metà febbraio, dopo i risultati ottenuti nel paese asiatico, anche l’Organizzazione mondiale della sanità ha approvato l’uso del plasma iperimmune come un valido sistema di cura per i pazienti con la sindrome da distress respiratorio, caratteristica del Coronavirus.
Gli Stati Uniti, la cui epidemia si è diffusa nelle settimane seguenti, non hanno tardato nell’aderire alla sperimentazione. Il 30 marzo, è arrivata l’autorizzazione della Food and Drug Administration che permette di iniziare la ricerca dei donatori di plasma guariti dal Covid-19.
Il Canada e l’Argentina sono altri paesi in procinto di applicare la cura sui pazienti malati da Covid-19. Entrambe le nazioni attendono le ultime l’autorizzazioni per avviare la sperimentazione ad ampio raggio. Più in dettaglio, il Canada sta autorizzando la raccolta del plasma con gli anticorpi dei guariti, mentre l’Argentina attende il via del Ministero della salute.
Sono molti i paesi vicini all’Italia che stanno attualmente avviando la cura in via sperimentale. Tra questi c’è la Spagna, con l’ospedale Puerta Hierro di Madrid che ha selezionato 300 pazienti in tutta la nazione su cui applicarla. Poi ci sono il Portogallo, e la Francia dove invece stanno sviluppando i test pilota.
In Inghilterra, invece, il professor David Tappin dell’Università di Glasgow, ha avviato due studi con il National Institute for Health Research. Nelle ricerche intende dimostrare che il plasma può proteggere i lavoratori in prima linea dal contagio, e che la terapia può migliorare le condizioni dei malati gravi. Ricerche sul plasma e sul possibile utilizzo nella cura ai pazienti affetti da Coronavirus sono partite anche in Austria, Olanda, Svizzera, Germania, Belgio.
Non è tutto. L’8 aprile, in Bielorussia, il Ministro della salute ha parlato in diretta sul canale YouTube dell’ufficio stampa nazionale, ha detto: “Nel prossimo futuro inizieremo a produrre plasma contenente gli anticorpi contro il Coronavirus per trattare i casi più severi della malattia”. Anche in Turchia il dottor Kerem Kinik, capo della Croce rossa turca, ha affermato di “ricevere segnali positivi dai dottori che stanno seguendo le persone gravemente affette dalla malattia sottoposte alla terapia al plasma iperimmune”.
In Kuwait, Israele ed Emirati Arabi, la terapia ha ricevuto il favore delle autorità ed è in procinto di essere sperimentata. Lo stesso procedimento è in atto in molti paesi del continente asiatico e nell’America del sud come Brasile, Colombia e Cile. In India, Filippine, Malesia, Singapore, Pakistan, e Messico, infine, i test pilota sull’efficacia della cura al plasma iperimmune sono attualmente in corso di avviamento.