I miei genitori hanno iniziato a donare sangue quando mio zio ha subìto un intervento chirurgico al cuore. Ero bambino, avevo sette anni, quando ho sentito parlare per la prima volta di donazione. È stato così pieno di significato quel momento, quando la vita di un mio parente stretto dipendeva dalle scorte di sangue presenti nell’ospedale, che i miei genitori non hanno più smesso. Né di donare, né di diffondere la cultura del dono, che andrebbe conosciuta da tutti.
I miei genitori hanno scelto di partecipare al mondo del volontariato Fratres Sicilia. E’ proprio all’interno della vita associativa legata alla donazione di sangue di Catania che ho conosciuto mio moglie, Katia, talassemica dalla nascita e quindi dipendente dalle cure salva-vita composte principalmente dalle trasfusioni di sangue. Ricordo ancora quando partecipavamo insieme alle riunioni del gruppo di crescita associativo. Durante gli incontri si parlava di tante tematiche sociali: il trasporto degli ammalati, il buco dell’ozono, la lotta alla mafia di Falcone e Borsellino. La donazione del sangue in Sicilia, spesso al centro dei nostri incontri.
Con lei, quando ho iniziato a frequentarla, ho vissuto in prima persona la questione della necessità di trasfusioni regolari, compiute una o due volte al mese. Le facevo compagnia mentre aspettava di essere trasfusa nell’ospedale e durante la trasfusione. Il procedimento può richiedere diverse ore. Si arriva presto al reparto, si fa l’accettazione, si aspetta che arrivi il sangue, e poi ci vogliono due o tre ore per ricevere la trasfusione. A volte si entra alle otto e si esce alle tre del pomeriggio.
Comunque ricordo che, dopo averla conosciuta, dopo aver tanto sentito parlare di donazione, quando sono diventato maggiorenne nel 1996, la prima cosa che ho fatto è stato scendere a donare sangue al centro del Vittorio Emanuele, oggi Policlinico di Catania. Avendo conosciuto Katia da ragazzo, un pensiero ai pazienti l’ho sempre rivolto. Ora sono passati tanti anni da quel giorno, ma continuiamo ogni due settimane ad aspettare che arrivi il sangue per le terapie, per poi rivolgerci all’ospedale e vivere quel momento in cui il sangue lo si riceve. La Sicilia è la regione con il maggior numero di talassemici d’Italia. Nel reparto dell’ospedale Garibaldi di Catania ogni due settimane si presentano circa 250-270 talassemici. C’è chi aspetta il sangue per giorni prima che arrivi e a volte è capitato anche a noi.
In tutta Italia ogni giorno ci sono migliaia di donatori che si presentano ai centri trasfusionali e migliaia di pazienti che tutti i giorni necessitano di sangue e secondo me se ne parla troppo poco. Durante quel periodo di lockdown a causa del Covid-19, dopo un iniziale momento d’incertezza, l’imponente dispiego di misure di sicurezza ci ha tranquillizzato. Io come donatore durante il Covid-19, mi sono sentito tranquillo e sicuro.