La mia è una storia semplice. Mi sono avvicinato forse per puro egoismo, quando facevo il militare. All’epoca le associazioni reclutavano i donatori attraverso serbatoi che potevano essere costituiti ad esempio dalla leva militare.
Attraverso la promessa di alcuni giorni di un permesso di licenza, si reclutavano donatori e io mi sono fatto avanti. All’epoca ancora non conoscevo o percepivo la reale portata del problema. Devo dire che alla fine il mio gesto non è sfociato in un atto di puro egoismo, perché poi non ho avuto modo di prendere quella licenza premio.
In quel momento però ho avuto la percezione, nell’attimo stesso in cui ho steso il braccio per fare la donazione, di essere pervaso da una situazione di benessere, che era la percezione stessa di aver fatto un gesto importante. Percepivo dentro di me che quella sacca di sangue poteva dare la possibilità a un’altra persona di continuare a vivere o continuare a sorridere ai propri amici o familiari.
Da allora, grazie a un amico sono entrato nel direttivo della Fidas di Gela. Da quel giorno sono passati 25 anni che faccio il volontario e lo faccio con estrema soddisfazione.
*Enzo è donatore da 25 anni e presidente della FIDAS ADAS Gela, città nella quale vive