Il mio nome vero? Non ve lo dirò. Non amo farmi pubblicità. Diciamo che mi chiamo Francesco. Ho 41 anni e il mio lavoro mi porta sempre in giro per l’Italia. Ciò nonostante, da quasi quattro anni trovo il tempo di donare sangue. Lo faccio a Ciampino (Roma), al centro di raccolta dell’Avis, dove tutti sono molto gentili e disponibili. Di solito dono dopo l’estate, quando sono più rilassato e sereno.
Perché dono? Diciamo che è un gesto endogeno, vive di moto proprio. Dono perché so che è una cosa che fa bene a me e agli altri. A me perché mi aiuta a sapere che sto bene, dato che mi fanno sempre le analisi, ma anche perché dopo che dono mi sento davvero meglio. Vi assicuro, non è fantasia, e neanche solo una cosa psicologica: dopo aver donato ti senti euforico, più felice, le tue endorfine sono a mille. Probabilmente perché il sangue si rigenera, non so. Ma è una sensazione bellissima, dovrebbero provarla tutti.
La mia prima volta? Una volta semplice, come le altre. Ho cercato di capire dove andare, sono entrato, ho compilato il test, ho fatto gli esami e poi ho donato. Nessuna debolezza dopo, anzi.
In definitiva, il mio è un gesto del tutto razionale, faccio qualcosa di bello che può fare molto comodo a chi sta male e a me non costa davvero nulla. Non sono mosso da alcun tipo di sentimento particolare o da implicazioni religiose: è un gesto che faccio anche un po’ senza riflettere, è un gesto bello e come tale non ha bisogno di lodi. Perché gesti così bastano a se stessi.
*Francesco è project manager in una società di software a Ciampino (Roma)
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