Dare seguito al messaggio di Chiara Ferragni e intercettare il mondo dei giovani. È la sfida che attende le associazioni impegnate nella promozione della donazione di sangue. Il messaggio lanciato da Chiara Ferragni con la sua prima donazione di sangue è arrivato forte e chiaro ai suoi 29milioni e mezzo di followers su Instagram: “Da tempo volevo diventare donatrice di sangue ed oggi finalmente ho fatto la mia prima donazione. Un piccolo gesto che però tanto piccolo non è: una singola donazione aiuta come minimo tre pazienti riceventi (ogni sacca viene divisa in plasma, piastrine e globuli rossi) e il sangue donato aiuta anche la ricerca verso moltissime malattie e patologie”.
Un messaggio che ha avuto una diffusione superiore, quasi certamente, ad altre campagne di sensibilizzazione portate avanti finora ma, soprattutto, è arrivato a una fascia della popolazione che generalmente è più distratta rispetto a certe iniziative di informazione che viaggiano sui canali tradizionali. Il post dell’influencer, infatti, fa il giro del web, venendo ripreso dai vari account locali di Avis, Fidas e Fratres per sensibilizzare quante più persone possibili. Divenendo virale.
“È uno dei tanti gesti utili a diffondere la cultura della donazione di sangue anche in quelle fasce della popolazione che normalmente non riusciamo a intercettare – commenta Vincenzo Manzo, presidente di Fratres – ci sono tante persone che per paura dell’ago o per altre questioni personali o per disinformazione non si avvicinano alla donazione. Vedendo questi esempi positivi, possono essere spinte a compiere quel gesto anche loro”.
Nella donazione di Chiara Ferragni, il presidente di Fratres vede un fatto positivo. “Ci sono tante persone – aggiunge Manzo – che si sono avvicinate alla donazione di sangue dopo un dolore, una necessità di un familiare, e ne hanno fatto una ragione di vita. Apprezzo il gesto della Ferragni che sicuramente non risolverà il problema ma è un piccolo mattone, uno dei tanti mattoni che ognuno di noi, per quello che può, contribuisce a piazzare”.
Sulla necessità di dare continuità al messaggio positivo di Chiara Ferragni parla anche Giovanni Musso, presidente di Fidas. “Sicuramente – dice – tutto quello che porta informazione è benvenuto. Considerato anche il personaggio, che ha un certo seguito, questo aiuta le associazioni che da anni portano avanti la promozione e l’informazione sulla donazione. È importante però che il gesto non sia fine a se stesso e che sia da stimolo per sviluppare una vera cultura del dono. Le nuove generazioni vanno aiutate e accompagnate in questo sentire. Non è il gesto di una volta che fa la differenza, ma la consapevolezza di queste nuove generazioni verso l’aiuto all’altro. La vera sfida si gioca sulla cultura della donazione”. Per il presidente Fidas è importante che le associazioni “siano in grado di intercettare questo mondo, il mondo dei giovani. Come Fidas – chiosa Musso – da tempo portiamo avanti la “Scuola di dono” dalle elementari alle superiori proprio per promuovere in queste fasce d’età la cultura della donazione”.
“Accogliamo con gioia il fatto che Chiara Ferragni abbia deciso di diventare donatrice di sangue – commenta il presidente di Avis nazionale, Gianpietro Briola -. Una figura come la sua, mediaticamente influente e molto seguita sui canali social, potrà certamente essere d’aiuto all’intero sistema trasfusionale italiano come promotrice della cultura del dono, esempio per le nuove generazioni. Questo suo cammino, appena intrapreso, per noi di Avis rappresenta lo sbocco naturale di continuità con la collaborazione che, nelle scorse settimane, abbiamo avviato con suo marito, il cantante Fedez. A entrambi va il mio più sentito ringraziamento per l’attenzione che hanno deciso di dedicare a un tema così strategico per la vita di tanti pazienti e per la stabilità del Sistema sanitario nazionale”.
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