Non è facile avere un parere sui permessi per assentarsi dal posto di lavoro per donare il sangue. La scelta di offrire qualcosa di personale in modo anonimo e gratuito chiude spesso la porta all’apertura di discussioni.
C’è chi, giustamente, si appella alla normativa e chiede al suo datore di lavoro il riconoscimento di un permesso retribuito e chi, per le ragioni più diverse, questa scelta non la fa. Ma raramente nell’uno e nell’altro caso i donatori sono disponibili a parlarne. La rivista Sos Avis, nel 2015 era riuscita comunque a raccogliere dei pareri in collaborazione dell’allora presidente della sezione di Vittorio Veneto. Gli intervistati erano tutti dei “donatori della domenica” che scegliendo il giorno di festa evitavano di chiedere il permesso al datore di lavoro.
Ugo. «Preferisco donare la domenica, se possibile, perché, ho un rapporto di lavoro non ancora stabile. In questo modo, pur sapendo di averne diritto, non devo chiedere nulla a nessuno e preferisco non pesare sull’attività della mia piccola azienda».
Paola. «Sono una commessa. Ho deciso di venire a donare di domenica perché per me è più semplice. Non ho dovuto prendere permessi o appuntamenti sapendo che c’era la possibilità. Poi è bello donare insieme, l’ambito associativo è sicuramente più accogliente che l’ospedale».
Augusto. «Sono impiegato statale, fondamentalmente dono di domenica per comodità. Ho infatti più tempo libero e, tra l’altro, così riesco a non gravare con la mia assenza sull’ufficio in cui lavoro».
Marisa. «Sono una dipendente aziendale, scelgo di donare la domenica perché così non ho motivo di chiedere nessuna aspettativa alla mia azienda. È un mio diritto, ma preferisco non farlo. Per me, poi, donare di domenica significa “condividere” con il mio gruppo (Colle Umberto) momenti di aggregazione e familiarità. Insomma “stare bene” tutti insieme».
Roberto. «Sono un dipendente della Regione Veneto. Ho scelto di donare in un giorno festivo sostanzialmente per due motivi. Il primo è per questioni organizzative, durante la settimana dovrei assentarmi dal lavoro per poter donare il sangue. Il secondo è per spirito di gruppo nei confronti degli altri “colleghi” donatori di Colle Umberto».