Permessi per donare: due casi (Svizzera e Catania) fanno scricchiolare il diritto

2018-06-28T17:39:54+02:00 27 Giugno 2018|Attualità|

Il permesso retribuito concesso ai donatori di sangue non si tocca ma negli ultimi giorni ci sono stati due episodi che hanno fatto scricchiolare questo diritto. In Svizzera, il vice presidente del Gran Consiglio del Canton Ticino, Fabio Badasci eletto nel 2014 nelle liste della Lega ticinese, ha contestato la reintroduzione temporanea del permesso per permettere la donazione a favore dei dipendenti pubblici, considerando il permesso stesso un privilegio.  Molti chilometri più a Sud, e precisamente a Catania, è stato negato il riposo per donazione di sangue a un agente della Polizia Penitenziaria suscitando la reazione del sindacato Sinappe. I due episodi sembrano davvero molto piccoli rispetto al complesso sistema dei permessi retribuiti per la donazione del sangue, eppure rappresentano un pericoloso campanello d’allarme.

IL CASO SVIZZERO

In occasione della Giornata mondiale del donatore di sangue del 14 giugno, Il Gran Consiglio di Palazzo delle Orsoline (sede del Parlamento del Cantone Ticino a Bellinzona) ha organizzato una raccolta straordinaria di sangue suddivisa in due giorni, coinvolgendo deputati, ministri e impiegati. I funzionari pubblici hanno avuto la possibilità di assentarsi per un massimo di 3 ore per donare il sangue ma il permesso, seppur molto breve, è stato contestato dal vice presidente Fabio Badasci che ha presentato una interrogazione. «E’ totalmente ingiustificata la decisione del Consiglio di Stato anche perché la prassi del permesso era stata abolita nel 2014 – si legge in un comunicato – In questo modo si mette in cattiva luce il dipendente pubblico rispetto a chi è meno fortunato oggi in Ticino e ha un posto non solo non sicuro ma magari su chiamata. Sappiamo tutti che nel mondo del lavoro privato certi privilegi non sono nemmeno immaginabili». Insomma, un’assenza di 3 ore al massimo giustificata e retribuita per donare il sangue è un privilegio.

CATANIA, PERMESSO NEGATO

A un agente della Polizia penitenziaria della casa circondariale di Catania “Piazza Lanza”, gli viene negato il permesso per assentarsi. La direzione del carcere sostiene che «una grave carenza dell’organico non lascia margini di decisione in ordine all’accoglimento della richiesta quando il dipendente non formula la richiesta con adeguato preavviso proprio per l’impossibilità di sostituirlo con altro dipendente così da limitare le criticità conseguenti all’assenza, seppure legittima, dal servizio». Il sindacato però ha contestato la risposta: «Il personale ha effettuato la richiesta rispettando la regola dei tre giorni di anticipo – si legge in una nota -. La domanda è del 5 giugno per poter fruire del riposo donazione sangue in data 9 giugno 2018». E in questo caso c’è stata una donazione di sangue in meno.

COSA DICE LA LEGGE

I lavoratori dipendenti che cedono gratuitamente il loro sangue hanno diritto ad astenersi dal lavoro per l’intera giornata in cui effettuano la donazione conservando la normale retribuzione per l’intera giornata lavorativa. Per usufruire di questo diritto il quantitativo minimo della donazione deve essere almeno pari a 250 grammi. La giornata di riposo è di 24 ore decorrenti dal momento in cui il lavoratore si è assentato dal lavoro per compiere la donazione, o comunque dal momento della donazione risultante da certificato medico. Il lavoratore ha l’obbligo di dare preavviso al datore di lavoro con le modalità eventualmente previste dai singoli  contratti di lavoro. Per ottenere il permesso il lavoratore è tenuto a presentare al datore di lavoro il certificato rilasciato dal medico che ha effettuato il prelievo del sangue . Il lavoratore, inoltre, ha diritto all’accredito figurativo dei contributi previdenziali per le giornate indennizzate per donazione sangue (ossia i contributi accreditati, senza oneri a carico del lavoratore, per periodi durante i quali non ha prestato attività lavorativa).

LA POSIZIONE DELL’AVIS

«Solo il 20 per cento di loro usufruisce del diritto di assentarsi per la donazione di sangue», aveva precisato l’Avis Nazionale qualche mese fa quando l’Aran (l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) propose di introdurre l’obbligo per i dipendenti pubblici di comunicare con un preavviso di tre giorni le assenze in caso di permessi per le donazioni di sangue o in base alla legge 104. «Siamo certi che la volontà del legislatore non sia quella di equiparare i donatori ai “furbetti” che si assentano ingiustificatamente dal lavoro. Riteniamo fondamentale la programmazione della raccolta e affermiamo con soddisfazione che la maggior parte degli italiani sceglie consapevolmente di compiere questo gesto nel proprio tempo libero (leggi articolo nello zoom), segno questo di solidarietà incondizionata», aveva aggiunto l’Avis nazionale.