Ho iniziato a donare grazie a mio fratello che me ne ha parlato. Ora ho 34 anni, ho cominciato a 18, non appena maggiorenne, e per molti anni ho donato sia sangue che plasma.
Rispetto a quando io ho cominciato a donare oggi è tutto cambiato. All’epoca non si andava nelle scuole e nelle piazze a parlare con la gente. Ora andiamo nelle scuole a confrontarci con i giovani. Mi piace l’esperienza del confronto.
Io ho donato sempre a Cosenza. Gli infermieri e i medici ti fanno sentire a casa. Il centro trasfusionale è una famiglia.
Mi sarebbe piaciuto continuare, ma quattro anni fa ho dovuto smettere per motivi di salute. Da quel momento ho continuato a partecipare alla comunità dei donatori e mi è stato chiesto – con una battuta – di “aiutare a riempire le poltrone…”. Ed è questo il mio impegno di oggi.
Durante l’epidemia di Covid-19 con la Fidas abbiamo cercato di stare vicini ai donatori. A volte si trovavano in difficoltà a causa del virus e noi abbiamo cercato di coccolarli ancora di più.
Ci siamo messi in gioco anche con i social per evitare gli assembramenti e coinvolgerli nelle attività associative.
Abbiamo sentito anche in questo frangente la loro vicinanza.