Frequentavo l’ultimo anno del liceo a Massa e il professore di biologia portò tutta la classe al centro trasfusionale. Per me fu un’enorme sfida: il solo pensiero dell’ago mi aveva sempre terrorizzata. Così, con l’incoraggiamento dei miei compagni (e qualche pianto disperato), ho affrontato una delle mie più grandi paure.
La conoscenza dell’importanza del dono, ma soprattutto la consapevolezza del grandissimo privilegio di poterlo compiere, sono arrivate dopo per me.
A dieci anni di distanza non posso dire ancora di aver superato la fobia dell’ago, anche se sicuramente ogni volta fa un pizzico in meno paura. A farmi coraggio, ogni volta che vado a donare il sangue, ci sono le parole di un ragazzo che ho avuto l’occasione di conoscere alla scuola di formazione nazionale di Avis la cui vita è scandita dalle trasfusioni di sangue: “Tu hai paura di una puntura? Prova a pensare alla paura che provo io quando non so se ci sarà il sangue per me”.
Cercare di vincere i propri timori, qualunque essi siano, è un gesto d’amore verso noi stessi. Nel caso della donazione di sangue non solo facciamo del bene a noi, ma lo facciamo soprattutto a qualcun altro, qualcuno che ha bisogno e che non conosciamo. Il fatto che non stia a noi decidere chi riceverà il nostro dono mi è sempre sembrato un aspetto bellissimo della donazione di sangue che la rende così un gesto d’amore verso l’intera umanità.