Wbdd 2021, il ruolo dell’Italia
L’importanza di un evento mondiale

2021-06-12T14:55:54+02:00 12 Giugno 2021|Uncategorized|
di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

L’Italia al centro del mondo per quel che riguarda la donazione di sangue per due lunghe e dense giornate: il World Blood Donor Day 2021 si svolge nel nostro paese, dopo essere rimasto in sospeso nel 2020 a causa della pandemia da Covid-19.

Questa centralità – possiamo dirlo senza timore di essere smentiti – è meritata. Il sistema sangue italiano è tra le eccellenze internazionali del nostro Paese, la sua autorevolezza è conosciuta in tutto il mondo, come dimostrano gli attestati di stima provenienti dagli altri paesi, tantissimi, che l’Italia ha aiutato e formato in questi anni, con forniture di emoderivati, missioni scientifiche e trasmissione di conoscenze.

Per capire il ruolo del nostro Paese in questa organizzazione datata 2021 e indagare il futuro del sistema sangue italiano e delle sfide che dovrà affrontare alla vigilia di questo evento così gioioso, abbiamo intervistato il direttore del Centro nazionale sangue Vincenzo De Angelis. Ecco cosa ci ha detto.

Direttore De Angelis, un World Blood Donor Day 2021 che sta per arrivare con organizzazione italiana dopo l’anno di stop legato alla pandemia. Cos’ha insegnato all’universo sangue questo accadimento così inaspettato e travolgente?

Anche se il virus sars-CoV-2 non si trasmette con il sangue, la pandemia ha messo a dura prova il sistema trasfusionale, non solo in Italia, ovviamente per la necessità di rispettare le misure di distanziamento sociale. Se prima una lunga fila di donatori era una buona notizia, abbiamo dovuto trovare il modo di evitarle, continuando a garantire le cure per i nostri pazienti. Il miglioramento che è stato necessario degli aspetti organizzativi, penso ad esempio alla prenotazione e al triage telefonico, sono comunque delle misure che potranno rimanere utili anche in futuro.

Il direttore del Cns Vincenzo De Angelis

Quanto è stato impegnativo, e appagante, organizzare questa giornata nel nostro paese?

Inutile dire che la pandemia ha complicato enormemente l’organizzazione, oltre a far slittare di un anno l’evento. Non sapere fino all’ultimo se fosse possibile organizzare l’evento di persona, o con quali misure di distanziamento, ci ha costretto a lavorare su diversi ‘piani B’. C’è da dire però che la difficoltà si è rivelata poi un’occasione, e per la prima volta, grazie allo streaming, l’evento globale del Wbdd sarà disponibile veramente a tutti, in tutto il mondo. Tutte le varie sessioni della celebrazione, compreso il villaggio dei donatori che è diventato virtuale ma è ricco di presenze importanti, sono fruibili anche a chi parla inglese. Crediamo di aver organizzato un evento che rende giustizia all’importanza della giornata e dei donatori, e speriamo che possa far avvicinare anche chi non frequenta il mondo della donazione.

Il mondo associativo italiano ha risposto benissimo all’emergenza, mostrando di sapersi riorganizzare molto rapidamente, per garantire le quantità di sangue necessarie. Che ruolo ha avuto il Centro nazionale sangue nei mesi più complicati per la raccolta?

La collaborazione tra tutti gli attori del sistema trasfusionale italiano è stata preziosa in questi mesi, tutti hanno fatto la propria parte a cominciare dal mondo associativo a cui va il nostro ringraziamento. Il ruolo del Cns è stato prevalentemente di coordinamento e indirizzo, abbiamo promosso ad esempio le linee guida per donare in sicurezza e aggiornato le misure per i donatori legate alla diffusione della pandemia, ma abbiamo fatto anche da raccordo fra tutti i protagonisti, cercando di promuovere anche una comunicazione comune per fare in modo che i messaggi fossero univoci.

Il plasma, anche grazie al Covid-19, è divenuto un argomento centrale nel dibattito pubblico, come anche lei ha recentemente dichiarato durante la presentazione dei dati della stagione 2020. In che modo si può mantenere il riflettore sul plasma e sulla necessità dell’autosufficienza ora che il plasma iperimmune è stato ben inquadrato e faticherà a tornare in tv e sui giornali?

Bisogna continuare a “battere” sull’argomento sul piano comunicativo, sperando che ad esempio chi si è avvicinato alla donazione di plasma per donare quello iperimmune capisca che è importante questa donazione a prescindere. Allo stesso tempo anche gli Src (Strutture regionali di coordinamento, n.d.r.) e le associazioni dovrebbero puntare ancora di più su questa risorsa, magari con qualche piccolo sforzo organizzativo maggiore.

La stagione 2020 del sistema sangue italiano ha da poco fornito i suoi risultati. Qual è lo stato di salute del sistema secondo lei, a metà 2021?

Il sistema ha retto anche all’urto della pandemia, contenendo gli inevitabili cali della raccolta del sangue e del plasma. E assicurando l’autosufficienza per le trasfusioni. Allo stesso tempo restano i problemi già visti in passato, dall’invecchiamento dei donatori, che continua, alla scarsa rappresentanza femminile, con le donne che sono solo un terzo della platea mentre in altri paesi, come la Spagna, sono la metà.

Quali sono i temi chiave, e gli obiettivi principali per il futuro prossimo del sistema sangue italiano?

Oltre a quelli già enunciati prima metterei di nuovo l’accento sul plasma. Anche se la raccolta è in continua ascesa, l’obiettivo deve essere l’avvicinarsi il più possibile all’autosufficienza, per affrancarsi da dinamiche di mercato che, come anche la pandemia ha dimostrato, sono difficili da prevedere.

Infine il solito appello che spesso chiediamo ai dirigenti istituzionali del sistema sangue. Immagini di avere davanti a lei una giovane o un giovane di 18 anni. Cosa direbbe per spingerli nel mondo magnifico della donazione di sangue?

Come ha ricordato anche il direttore generale dell’Oms nel messaggio che ci ha inviato per la presentazione dell’evento, i giovani hanno pagato un tributo molto pesante alla pandemia, ma in molte comunità sono stati anche il “motore” che ha tenuto in vita il sistema sanitario. Se c’è una cosa che questo virus ci ha insegnato è quanto sia importante avere una buona sanità, e tutti possono farne parte donando un po’ del proprio tempo, e del proprio sangue o plasma. È una cosa che aiuta gli altri, ma che arricchisce anche chi fa questo gesto.