Per poter donare il sangue si comanda pure al cuore. Oltre a mantenere un sano stile di vita, soprattutto in prossimità di una donazione, i donatori di sangue seguono regole salutari e, talvolta, devono tenere a bada il cuore, inteso come sentimento, e farlo pazientare fino a quando la sacca non è piena.
Stando al protocollo, infatti, chi ha cambiato partner negli ultimi quattro mesi non può donare il sangue. Le donne, inoltre, possono essere donatrici ogni sei mesi. “Magari al giorno d’oggi capita di cambiare fidanzato anche in età adulta – spiega Alessandra Nuttini, iscritta all’Avis di Milano, 31 donazioni (22 di sangue, 9 i piastrine) dal 2005 -, anche questo si può più o meno programmare per non fare slittare la donazione. Ovviamente, quando scatta il colpo di fulmine scatta, però si può anche gestire questa cosa. Magari se so che tra tre giorni posso donare e incontro una persona che mi piace, attendo per cominciare la relazione in modo fisico. Il nuovo partner, infatti, mi bloccherebbe la donazione per quattro mesi”.
Viaggi, tatuaggi, pressione del sangue, il corpo di un donatore diventa un santuario da rispettare per il bene proprio e, soprattutto, per il bene altrui: “Mi regolo con la dieta – continua Nuttini -, è importante conoscere il proprio corpo e capire cosa vuole l’organismo, è importante avere una vita equilibrata. Se ho la pressione bassa, un cracker salato può aiutare. Per i viaggi, mi regolo bene con le date, donando una volta ogni sei mesi non è un grosso problema”.
Domenico Nisticò, 65 anni, appartiene all’Avis Comunale di Reggio Calabria. Oggi dona il sangue in un bene confiscato alla mafia. 151 sacche riempite da quando aveva 22 anni, il suo segreto lo rivela con una battuta, nulla di scientifico ma, ammette, “una volta ha funzionato”. “La nostra terra – confida Nisticò – ha la fortuna di avere il bergamotto. Per noi calabresi è un pianta benedetta, una volta l’ho assunto, diluito con altri agrumi, per abbassare il livello di colesterolo prima di una donazione, quella volta ha funzionato. Non c’è niente di scientifico, ma male non ha fatto”.
In Calabria, molti ragazzi si avvicinano al mondo della donazione grazie all’informazione: “Molti giovani da noi diventano donatori grazie all’opera di sensibilizzazione che operiamo nelle scuole. Capita che dopo aver donato la prima volta, nella seconda si ripresentano con i genitori. A loro spieghiamo che oggi puoi essere donatore, domani puoi diventare ricevente. Consiglio a tutti di visitare un reparto ospedaliero o una sede Avis, così ci si può rendere conto di quante persone hanno davvero bisogno d’aiuto. Io ho iniziato perché quando ero scout, il nostro prete aveva bisogno di trasfusioni per una operazione. Decidere è stato un attimo”.
Massimo Martinelli, 52 anni, di Figline Valdarno (Firenze), ha all’attivo 302 donazioni. “Ho cominciato a donare su consiglio di un amico – spiega -, ricordo che è stata una sensazione bellissima. Non ho consigli particolari da dare, forse quello di coltivare la volontà di essere donatori. Il segreto di tante donazioni, per quanto mi riguarda, è che mi sono sempre trovato benissimo con i medici, ognuno ha la sua mano e il suo modo di fare. Secondo me è un aspetto da non sottovalutare, è importante avere dottori che sappiano metterti a tuo agio”.