Molise: zero raccolta di plasma iperimmune

2020-12-02T16:20:59+01:00 1 Dicembre 2020|Attualità|
Molise plasma iperimmune di Laura Ghiandoni

In Molise la sanità è commissariata da oltre un decennio, e tale dato di fatto ha generato forti allarmi rispetto alla gestione generale dell’epidemia di Covid. Basti pensare allo stato di agitazione in cui verte il personale sanitario, i cui portavoce hanno descritto la situazione come “catastrofica”.

Una fotografia del drammatico livello a cui si è arrivati è di circa due settimane fa, quando il sindaco di Campobasso, Roberto Gravina, ha chiesto al ministro Speranza l’invio degli ispettori ministeriali per una verifica. Il Molise, inoltre, è una delle due regioni, insieme alla Sardegna, dove secondo i dati diffusi dal Cns la raccolta di plasma iperimmune non è mai partita.

Per capire come mai, pochi giorni fa è stata presentata alla regione l’interrogazione del Movimento 5Stelle, e negli ultimi giorni ci sono alcuni segnali di un possibile cambiamento di rotta. Nonostante ciò, il ritardo del sistema è stato evidente.

Il ritardo della raccolta di plasma iperimmune

Pasquale Marino, ex-direttore del sistema trasfusionale molisano oggi in pensione, racconta: “In primavera ho proposto la raccolta all’attuale direttore sanitario, la dottoressa Maria Virginia Scafarto, al tempo direttore generale. Le ho comunicato che nella lotta al Covid un’efficace terapia poteva essere il plasma iperimmune”, continua l’ex dirigente “le ho proposto di attivarci e individuare i pazienti guariti da Covid per trovare i donatori.

Ho anche consigliato di attivare un servizio per effettuare i test sierologici per i cittadini e per i donatori di sangue in modo da indirizzare chi ha gli alti titoli anticorpali alla donazione di plasma iperimmune”.

Ha ricevuto risposta? “Al tempo mi ha detto che non era possibile”. La dottoressa Scafarto, alla richiesta di chiarimenti da parte di DonatoriH24 ha preferito non rilasciare dichiarazioni, ma ha provato a chiarire la questione Matilde Caruso, da pochi mesi nel ruolo di neo-dirigente del servizio trasfusionale regionale.

“Ci tengo a precisare – ha detto la Caruso – che l’amministrazione non mi ha lasciata sola. Quando sono arrivata a maggio abbiamo valutato che per numero di pazienti affetti da Covid in proporzione al numero e all’età degli abitanti. Abbiamo stimato che il Molise non avesse un bacino di guariti sufficientemente ampio da attivare la raccolta o la sperimentazione Tsunami. Al tempo pensavamo che l’epidemia non sarebbe tornata.

Oggi la situazione è cambiata e sappiamo di partire a breve con lo screening degli anticorpi dei guariti. I primi di dicembre dovremmo essere pronti e c’è entusiasmo da parte del personale sanitario”.

Tempistiche confermate da Astore Eugenio, presidente Avis di Campobasso: “Abbiamo indicazioni che presto potremo offrire il servizio anche ai donatori molisani, ma possiamo dire che oggi la situazione del sistema sanitario regionale è criticissima”.

La carenza dei trasfusionisti in Molise

La raccolta del plasma iperimmune non è l’unica criticità del territorio. Nelle ultime settimane il personale sanitario in Molise ha manifestato più volte, e il motivo principale delle proteste è la carenza di addetti negli ospedali, un fatto che genera una condizione di stress a tutto il sistema regionale.

Su DonatoriH24 abbiamo accennato in diverse occasioni a un problema che è diffuso sul territorio nazionale e che colpisce anche l’ambito trasfusionale, unsettore da cui dipendono le cure di molti pazienti con patologie del sangue.

Se a novembre l’Azienda sanitaria regionale molisana si è attivata per risolverlo pubblicando bandi di assunzione per il personale medico chirurgo e altre specializzazioni, per ciò che riguarda il trasfusionale la situazione è ancora più complessa.

Il dottor Marino spiega: “Ho avanzato la proposta di assumere tecnici e medici più di una volta negli scorsi anni. Eravamo in una situazione drammatica e non riuscivamo a organizzare i turni”.

Un dato confermato dalla dottoressa Caruso: “E’ vero che non c’è personale sufficiente. E’ anche vero che da parte dell’amministrazione ci sono stati dei tentativi di assumere che non sono andati a buon fine. Questo perché i concorsi sono andati deserti. A gennaio si farà un nuovo tentativo nel quale dovrebbero essere assunte almeno sei figure tra tecnici e medici. Capita spesso di lavorare 12 ore al giorno più la reperibilità notturna e nei festivi”.

Il sistema trasfusionale in Molise: da possibile fiore all’occhiello a Cenerentola

Eppure le buone premesse non mancavano. “Avremmo potuto essere il fiore all’occhiello del sistema sanitario regionale” racconta il dottor Marino. “La popolazione è stata sensibilizzata all’importanza della raccolta plasma e sangue, le associazioni di donatori sono attive sul territorio, in quanto al numero di donazioni per popolazione eravamo ai primi posti. Bastava poco per farci migliorare.

Negli anni ho avuto l’impressione che il sistema trasfusionale non sia stato considerato una struttura importante. Nonostante in passato abbiamo prodotto tanti farmaci plasmaderivati che permettono di far risparmiare all’azienda moltissimo, non si è fatto nulla per migliorarlo”.

Anche la dottoressa Caruso è dello stesso avviso, e sottolinea un problema che prima ancora di essere tecnico, è metodologico: “Sono arrivata da pochi mesi ma anche io ho avuto la sensazione che il sistema trasfusionale in Molise non abbia ricevuto la giusta attenzione. E che venga trattato come la Cenerentola del sistema sanitario regionale”. Un approccio sbagliato che, se dovesse perdurare, continuerebbe a creare non pochi disagi ai pazienti e ai cittadini molisani.