Infettarsi di Covid per vendere il plasma iperimmune
Si riaccende in Usa il dibattito sulla raccolta a pagamento

2020-10-29T18:07:57+01:00 20 Ottobre 2020|Attualità|
donare sangue di Laura Ghiandoni

Infettarsi di Covid per vendere plasma iperimmune è l’incredibile notizia rimbalzata tra le testate online italiane e arrivata circa una settimana fa dagli Stati Uniti. Sembrerebbe una notizia falsa, ma non lo è. La notizia riguarda alcuni studenti universitari della Brigham-Young University-Idaho, che hanno compiuto il gesto così discusso dopo l’ufficializzazione della cura con il plasma iperimmune avvenuta negli Usa alla fine di agosto. Secondo le indagini, i giovani si sarebbero volutamente esposti al contagio per offrire il prezioso emocomponente ad alcune case farmaceutiche disposte a comprarlo.

Naturalmente, dopo che il caso è scoppiato attraverso i media, gli stessi studenti sono stati sospesi dai corsi universitari. E’ però utile soffermarsi su questa incredibile notizia per affermare l’efficienza e la maggiore sicurezza garantita dal sistema del sangue italiano, dove il dono è un atto gratuito.

La donazione in Italia non è un business

Qualche tempo fa, un sondaggio di Avis, ha mostrato che tra molti giovani italiani esiste la convinzione che donare sangue e plasma sia un gesto retribuito: ma in Italia non è così.

Nel nostro Paese la donazione di sangue, plasma, plasma iperimmune è gratuita e volontaria, e la commercializzazione degli emocomponenti è illegale. Questo proprio per evitare che la donazione diventi un business che tratta gli emocomponenti come dei semplici prodotti di mercato, e che tale approccio finisca per penalizzare le fasce della popolazione economicamente svantaggiate.

Il sistema sangue italiano, invece, è un modello di grande autorevolezza riconosciuto anche dall’Unione Europea: nel nostro paese il concetto di gratuità della donazione, cioè il compiere questo gesto come semplice espressione di solidarietà, è un messaggio diffuso costantemente nel tessuto sociale attraverso campagne di sensibilizzazione pensate e realizzate dalle associazioni di volontari, con il sostegno del governo e delle istituzioni del sistema sangue.

Dove va il sangue che si dona?

In Italia la donazione di sangue si effettua contattando le associazioni di donatori o i centri trasfusionali. La verifica delle condizioni di salute del donatore è la prima questione da affrontare: un medico valuta se lo stile di vita del donatore è esposto a rischi, e al cittadino che non rispetta le caratteristiche necessarie, viene chiesto di rimandare il proprio dono.

Il plasma, e da qualche mese il plasma iperimmune che serve alle terapie anti Covid-19, una volta donati seguono percorsi particolari: il plasma che non serve per utilizzo immediato viene inviato alle case farmaceutiche che hanno vinto gli appositi bandi interregionali per la plasmalavorazione e che in conto terzi – con la materia biologica che resta di proprietà pubblica in ogni momento della filiera produttiva – s’impegnano nella trasformazione degli emocomponenti in farmaci plasmaderivati.

Una volta terminata la lavorazione, i farmaci sono restituiti dalle case farmaceutiche al sistema sanitario nazionale per la cura dei pazienti che ne hanno bisogno per affrontare le proprie patologie.

Il plasma iperimmune invece viene utilizzato per uso emergenziale oppure finisce nelle banche del plasma, gli “arsenali” al plasma che serviranno in caso di una recrudescenza del virus.

Il sangue donato negli Stati Uniti

Oggi una sacca di plasma in America, secondo Wikihow, è pagata dalle case farmaceutiche dai 20 ai 50 dollari, e chi lo fa per la prima volta ottiene un bonus.
L’atto dei giovani studenti che per soldi hanno venduto il proprio plasma iperimmune, ha rinvigorito un dibattito interno già molto vivo negli Stati Uniti.

La crescita ulteriore della raccolta plasma a pagamento potrebbe incentivare le trasfusioni retribuite tra i gruppi svantaggiati, tra i gruppi senza una copertura assicurativa (sempre a pagamento), e tra persone che potrebbero rivolgersi ai centri trasfusionali per “guadagnarsi la giornata”, cittadini il cui stile di vita potrebbe essere esposto a molti rischi. Senza contare che per molti esperti le donazioni di plasma ripetute con troppa frequenza peggiorano fortemente la qualità stessa del plasma donato.

Donazione: fake news in circolazione

Per chi si cimentasse in una ricerca online il web pullula di false informazioni che sembrano invece essere credibili. Un esempio è un post pubblicato in perfetto italiano sulla piattaforma Wikihow, costola di Wikipedia a cui molti utenti fanno riferimento quando cercano informazioni rapide sul come fare le cose (“how” sta appunto per “come”).

Il post incriminato di Wikihow si intitola “Guadagnare soldi extra facilmente” ed è una lista di soluzioni veloci per mettere insieme qualche soldo nei periodi di difficoltà economica: la vendita del plasma, insieme a quella dello sperma e degli ovuli, nella lista delle 10 cose da vendere per fare soldi anche nella versione tradotta in Italiano, probabilmente per un errore dello staff.

Sarebbe bene, dunque, per i responsabili dei siti che vogliono pubblicare informazioni sull’universo sangue in Italia, confrontarsi con la comunicazione delle associazioni come Avis, Fidas e Fratres, per verificare la veridicità di ciò che viene pubblicato online.