L’Unione europea investe nel plasma iperimmune
Lanciato SUPPORT – E, il progetto che coordina i paesi membri

2020-10-01T18:11:02+02:00 21 Settembre 2020|Mondo|
plasma iperimmune di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

Anche l’Unione europea investe nel plasma iperimmune. In attesa di sviluppi sul piano della produzione dei vaccini (sulle centinaia di studi attivati in tutto il mondo, ben 5 sono ormai arrivati alla fase 3, ovvero quella della sperimentazione su un cospicuo numero di persone), nei giorni scorsi è stato istituito un progetto importante, chiamato SUPPORT-E (SUPPORTing high-quality evaluation of Covid-19 convalescent plasma throughout Europe).

A cosa serve SUPPORT – E? Sono vari gli obiettivi che si propone l’organismo europeo, per ottimizzare in tutti i suoi stati membri l’approvvigionamento di una risorsa fondamentale sia sul piano degli interventi emergenziali per malati di Covid-19 più gravi, sia in vista di una recrudescenza autunnale o invernale del virus che speriamo non si verifichi. Decisivo, in tal senso la costituzione di un database europeo che possa raccogliere gli studi nazionali e creare una coordinazione ben congegnata, sia sul piano dello scambio delle informazioni scientifiche sia su quello delle metodologie.

Per lo scopo, è stato stanziato un budget di 4 milioni di euro, grazie all’accordo tra Direzione Generale Research and Innovation della Commissione Europea e l’EBA (European Blood Alliance), l’associazione che riunisce i centri sangue dei paesi dell’Unione Europea e dell’Associazione Europea per il Libero Scambio.

Il programma SUPPORT – E sarà uno dei temi che saranno affrontati mercoledì 23 settembre alle ore 18 nell’atteso livestreaming organizzato da Donatorih24 dal titolo “Covid d’autunno. Il plasma tra vaccini e terapie: perché la donazione resta fondamentale” un appuntamento che vedrà ospiti alcuni tra i professionisti più autorevoli del sistema trasfusionale italiano, come Pierluigi Berti, presidente Simti (Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia); Vincenzo De Angelis, direttore Centro nazionale sangue appena insediatosi, e Gianpietro Briola, coordinatore Civis e presidente Avis nazionale. Con loro, ci sarà poi Cesare Perotti, direttore Servizio immunoematologia e medicina trasfusionale San Matteo Pavia, uno dei primissimi centri in cui la terapia anti Covid-19 basata sul plasma dei convalescenti è diventata realtà.

Per l’Italia, i centri che fanno parte del progetto SUPPORT – E sono il Centro nazionale Sangue (che si occuperà del Work Package della comunicazione), per l’appunto la Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia e l’Azienda Socio Sanitaria Territoriale (Asst) di Mantova, che forniranno tutta la propria esperienza e le informazioni degli studi pionieristici.

Quanti progressi saranno possibili nei mesi futuri per la terapia al plasma iperimmune, non è facile prevederlo. Unire le forze coinvolgendo tutti i paesi dell’Unione Europea è certamente una buona strategia, ma è ancora molto complicato predisporre un processo di utilizzo su larga scala della terapia al plasma. Servono maggiori evidenze scientifiche e studi randomizzati su un largo numero di pazienti da incrociare. In Italia, lo studio TSUNAMI di cui su Donatorih24 abbiamo abbondamene parlato, è stato rallentato per ragioni burocratiche, come lo stesso direttore Menichetti ha spiegato nella puntata di Presa Diretta del 14 settembre su Rai Tre, giacché dalle prime stime che puntavano a riunire 76 ospedali e 500 pazienti, a oggi ci ritroviamo con 5 ospedali coinvolti e 15 pazienti.

L’investimento europeo, e la consapevolezza ormai ratificata che lo sviluppo della terapia al plasma ha bisogno di una coordinazione di forze più ampia possibile, aprono dunque scenari nuovi e interessanti. Nei prossimi 24 mesi, periodo prestabilito per la copertura dello stanziamento economico, dovranno arrivare aggiornamenti e progressi.