
Anche l’Unione europea investe nel plasma iperimmune. In attesa di sviluppi sul piano della produzione dei vaccini (sulle centinaia di studi attivati in tutto il mondo, ben 5 sono ormai arrivati alla fase 3, ovvero quella della sperimentazione su un cospicuo numero di persone), nei giorni scorsi è stato istituito un progetto importante, chiamato SUPPORT-E (SUPPORTing high-quality evaluation of Covid-19 convalescent plasma throughout Europe).
A cosa serve SUPPORT – E? Sono vari gli obiettivi che si propone l’organismo europeo, per ottimizzare in tutti i suoi stati membri l’approvvigionamento di una risorsa fondamentale sia sul piano degli interventi emergenziali per malati di Covid-19 più gravi, sia in vista di una recrudescenza autunnale o invernale del virus che speriamo non si verifichi. Decisivo, in tal senso la costituzione di un database europeo che possa raccogliere gli studi nazionali e creare una coordinazione ben congegnata, sia sul piano dello scambio delle informazioni scientifiche sia su quello delle metodologie.
Per lo scopo, è stato stanziato un budget di 4 milioni di euro, grazie all’accordo tra Direzione Generale Research and Innovation della Commissione Europea e l’EBA (European Blood Alliance), l’associazione che riunisce i centri sangue dei paesi dell’Unione Europea e dell’Associazione Europea per il Libero Scambio.
Il programma SUPPORT – E sarà uno dei temi che saranno affrontati mercoledì 23 settembre alle ore 18 nell’atteso livestreaming organizzato da Donatorih24 dal titolo “Covid d’autunno. Il plasma tra vaccini e terapie: perché la donazione resta fondamentale” un appuntamento che vedrà ospiti alcuni tra i professionisti più autorevoli del sistema trasfusionale italiano, come Pierluigi Berti, presidente Simti (Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia); Vincenzo De Angelis, direttore Centro nazionale sangue appena insediatosi, e Gianpietro Briola, coordinatore Civis e presidente Avis nazionale. Con loro, ci sarà poi Cesare Perotti, direttore Servizio immunoematologia e medicina trasfusionale San Matteo Pavia, uno dei primissimi centri in cui la terapia anti Covid-19 basata sul plasma dei convalescenti è diventata realtà.
Per l’Italia, i centri che fanno parte del progetto SUPPORT – E sono il Centro nazionale Sangue (che si occuperà del Work Package della comunicazione), per l’appunto la Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia e l’Azienda Socio Sanitaria Territoriale (Asst) di Mantova, che forniranno tutta la propria esperienza e le informazioni degli studi pionieristici.
Quanti progressi saranno possibili nei mesi futuri per la terapia al plasma iperimmune, non è facile prevederlo. Unire le forze coinvolgendo tutti i paesi dell’Unione Europea è certamente una buona strategia, ma è ancora molto complicato predisporre un processo di utilizzo su larga scala della terapia al plasma. Servono maggiori evidenze scientifiche e studi randomizzati su un largo numero di pazienti da incrociare. In Italia, lo studio TSUNAMI di cui su Donatorih24 abbiamo abbondamene parlato, è stato rallentato per ragioni burocratiche, come lo stesso direttore Menichetti ha spiegato nella puntata di Presa Diretta del 14 settembre su Rai Tre, giacché dalle prime stime che puntavano a riunire 76 ospedali e 500 pazienti, a oggi ci ritroviamo con 5 ospedali coinvolti e 15 pazienti.
L’investimento europeo, e la consapevolezza ormai ratificata che lo sviluppo della terapia al plasma ha bisogno di una coordinazione di forze più ampia possibile, aprono dunque scenari nuovi e interessanti. Nei prossimi 24 mesi, periodo prestabilito per la copertura dello stanziamento economico, dovranno arrivare aggiornamenti e progressi.