Test sierologici anti-Covid e donazioni di plasma
Ecco il punto della situazione sulle ultime ricerche

2020-04-06T17:10:29+02:00 6 Aprile 2020|Attualità|
di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

Nei giorni scorsi si è registrato un certo allarmismo in relazione allo screening effettuato a Castiglione d’Adda sui donatori di sangue –  screening nel quale su 60 donatori ben 40 sono risultati positivi – al punto che Avis nazionale, per evitare inutili preoccupazioni o repentini cambi da parte della comunità dei donatori sull’opportunità di andare a donare, ha ritenuto opportuno diramare un comunicato che ribadisce come la donazione di sangue sia sicura a tutti gli effetti.

Ma ricapitoliamo. Come si sa molto bene sin dall’inizio, il Covid-19 si è diffuso nel nostro paese non soltanto generando problemi di salute molto seri, ma si è manifestato con diverse gradazioni. In molti casi i contagiati sono stati asintomatici, in altri casi hanno sviluppato sintomi molto leggeri. Poiché è davvero molto importante avvicinarsi a una quantificazione dei contagi il più possibile vicina alla realtà, e poiché la tamponatura a tappeto non è una pratica possibile sui grandi numeri, le autorità sanitarie nazionali intendono provare a conteggiare il numero effettivo di contagi da Coronavirus attraverso altri strumenti, tra i quali, il più efficace, è quello dei test sierologici. La posta in gioco è la più importante: comprendere l’effettivo grado di letalità di questo nuovo virus effettuando test sul sangue su base statistica, prima nelle zone più colpite e poi via via anche in quelle meno a rischio.

Come funzionano i test sierologici? È semplice: lo screening, attraverso un prelievo o per mezzo di test rapidi che si effettuano su una minima quantità di sangue. Questi test non sono specificatamente test diagnostici, ovvero non testimoniano direttamente la presenza nel sangue del Covid-19, ma sfruttano la potenzialità del nostro sangue di fungere come carta d’identità dell’organismo. Aiutano a capire, infatti, se ciascun individuo è entrato in contatto col nuovo coronavirus anche in modo asintomatico, con l’obiettivo di comprendere se e in quali casi l’organismo è in grado di produrre gli anticorpi specifici per il Covid-19, quelli che poi potrebbero risultare decisivi per l’altro programma di cura in fase sperimentale di cui si è parlato tantissimo sui media, e di cui, su Buonsangue, abbiamo da pochissimo riportato le precisazioni del direttore del Centro nazionale sangue Giancarlo Liumbruno, e del presidente di Avis nazionale Gianpietro Briola. Le principali autorità in materia.

Che anche i test sierologici siano comunque test in fase di sperimentazione lo ha spiegato alla testata Wired Pier Luigi Lopalco, epidemiologo e responsabile del Coordinamento emergenze epidemiologiche della Regione Puglia, con dichiarazioni che qui riportiamo interamente, atte a comunicare l’obiettivo delle ricerche. “Le immunoglobuline IgM – ha detto il medico alla nota testata – compaiono per prime, più precocemente, ma poi generalmente scompaiono dopo qualche settimana: la loro presenza nel sangue indica che l’infezione potrebbe essere piuttosto recente. Le immunoglobuline IgG, invece, si manifestano solitamente più tardi, però rimangono a lungo, anche mesi secondo gli studi su altri virus: se nel sangue vengono rilevate soltanto le IgG e non le IgM significa che l’infezione è passata da più tempo e non è recente”.

Sotto certi versi è stato quindi un bene che su 60 donatori analizzati a Castiglione d’Adda – uno dei focolai principali, ben 40 siano risultati positivi in via asintomatica. Sia perché il dato lascia presuppore – se sarà poi confermato dall’alto numero di test che si effettueranno – che la letalità del virus è molto più bassa di ciò che dicono i numeri attuali, sia perché saranno tanti altri i donatori che potranno donare plasma potenzialmente ricco degli anticorpi in grado di fare il bene di molti pazienti, come è emerso dalla testimonianza di Stefano Fiorentini, donatore di Castiglione, nella bella intervista pubblicata sabato 4 aprile su DonatoriH24.

Ciò che è importante tuttavia ribadire, che la donazione di sangue resa perfettamente sicura, è da programmare e prenotare con le associazioni o i centri trasfusionali più vicini. Lo ha ribadito, del resto, lo stesso presidente di Avis Briola: “I protocolli per la selezione del donatore sono sicuri e stiamo seguendo con attenzione i diversi studi scientifici che prevedono, nella lotta al Coronavirus, l’eventuale coinvolgimento di donatori di sangue”. Avanti dunque con una raccolta ben organizzata, e di conseguenza sicura.