Sale a 122 (il conteggio parte da novembre 2018) il numero dei pazienti in Toscana in cui è stato isolato l’enterobatterio NDM, più conosciuto come New Delhi (dal nome del suo areale di origine). Il computo, aggiornato al 16 ottobre, è stato reso noto dall’Agenzia regionale di sanità toscana che, settimanalmente, emette un bollettino in collaborazione con l’assessorato e le aziende sanitarie distribuite sul proprio territorio.
I decessi causati dal superbatterio sono pari al 34% e, come riportato nel comunicato, “si tratta di pazienti affetti da sepsi (non necessariamente si tratta di decessi dovuti all’infezione specifica), percentuale paragonabile alla letalità per questa condizione causata da altri batteri resistenti agli antibiotici carbapenemici”.
Lo scorso settembre, sulla questione è intervenuto il presidente di Avis Nazionale, Gianpietro Briola, che ha rasserenato il sistema trasfusioni dichiarando a DonatoriH24: ““I donatori possono stare tranquilli: non esiste alcun rischio che possano contrarre il virus al momento della donazione Monitoriamo costantemente la situazione, ma non ci sono pericoli”. Il presidente spiega meglio i perché: “Si tratta di un’infezione, di cui tuttavia si sa poco, come tante che circolano negli ospedali e colpisce soprattutto i pazienti già ricoverati e immunodepressi. È un vettore che non ha correlazioni con encefaliti o raccolta di sangue, né viene trasportato da zanzare o altri insetti come nel caso di West Nile, Dengue o Chikungunya”.