Oltre 30 vittime da novembre 2018 a oggi e ben 708 ricoveri di pazienti portatori. Sono solo alcuni dei numeri con cui il virus New Delhi sta spaventando la Toscana. Il virus appartiene a un ceppo di Klesbiella, un genere di batteri che da anni circola negli ospedali. Emerso per la prima volta in India (ecco il perché del nome), è particolarmente pericoloso perché resiste agli antibiotici: i casi registrati in Italia erano stati limitati, fino a oggi.
“I donatori possono stare tranquilli: non esiste alcun rischio che possano contrarre il virus al momento della donazione – spiega a DonatoriH24 il presidente di Avis Nazionale, Gianpietro Briola -. Monitoriamo costantemente la situazione, ma non ci sono pericoli”. Il presidente spiega meglio i perché: “Si tratta di un’infezione, di cui tuttavia si sa poco, come tante che circolano negli ospedali e colpisce soprattutto i pazienti già ricoverati e immunodepressi. È un vettore che non ha correlazioni con encefaliti o raccolta di sangue, né viene trasportato da zanzare o altri insetti come nel caso di West Nile, Dengue o Chikungunya“.
Che la situazione in Toscana sia sotto controllo, sotto il profilo degli eventuali rischi di contagio per i donatori, lo conferma anche la direttrice del Centro regionale sangue, Simona Carli: “A livello di centro trasfusionale non abbiamo riscontrato problemi – spiega -, tant’è che dal Cns (il Centro nazionale sangue, ndr) non sono giunte disposizioni di sicurezza in merito al New Delhi, come invece era avvenuto nel corso dei mesi scorsi per altre forme virali”.