«L’Avis è un ente privato e non pubblico: ciò avrà effetti sull’applicazione della disciplina degli assegni per il nucleo familiare e, più in generale, della contribuzione previdenziale per i dipendenti, i collaboratori etc…».
Lo sostiene in un interessante articolo dell’Avvenire del 29 marzo, Vittorio Spinelli. Tali «riflessi», come li definisce il giornalista, «avranno effetto a partire dal periodo di paga successivo al 23 marzo 2018, data del provvedimento ufficiale (numero 51/2018) emesso dall’Istituto».
L’istituto in questione è l’Inps, l’ente che ha posto sotto la propria lente di ingrandimento il terzo settore e in particolare l’Associazione volontari italiani del sangue.
«La presenza capillare sul territorio e la rilevanza sociale della sua attività hanno di fatto attribuito all’Avis – ricorda Spinelli – le caratteristiche di un ente pubblico, peraltro confermate da pareri del Consiglio di stato e della Presidenza del consiglio e da sentenze di giudici ordinari e amministrativi. E anche per l’Inps, l’associazione è stata inquadrata fra gli “enti pubblici non economici, non soggetti alle norme sugli assegni familiari”.
La giurisprudenza, tuttavia, negli ultimi tempi ha ribaltato tale inquadramento: una novità confermata dalla Corte di cassazione a sezioni unite. Secondo tale pronuncia, peraltro definitiva, «l’Avis nazionale e le sue articolazioni territoriali – spiega l’articolista – non possono essere considerati fra gli enti pubblici».
Spinelli conclude il pezzo con questa considerazione: «È obbligatorio quindi per l’Inps procedere ora ad una riclassificazione dell’Avis nazionale e delle sue strutture territoriali fra gli enti privati del “settore terziario“».