Fortuna è il nuovo presidente di Avis Roma: “Raccolte pomeridiane e presìdi”

2024-06-24T12:40:37+02:00 21 Giugno 2024|Attualità|
di Sergio Campofiorito

Responsabilità e (tanti) oneri attendono il neo presidente di Avis Roma, Daniele Fortuna. Rappresentare la sezione locale della più importante associazione italiana per la raccolta sangue, nella più popolosa città d’Italia (e con l’estensione territoriale più ampia) è un compito che può togliere la serenità per diversi motivi. Il primo, non l’unico, è che Roma è maglia nera della donazione di sangue e plasma in Italia, questo nonostante un potenziale offerto da 2.8 milioni di abitanti distribuiti in una quarantina di quartieri grandi come città.

Se la media dei romani donatori fosse vicina a quel 30% che caratterizza molte altre realtà urbane, potrebbe fornire da sola un apporto consistente all’approvvigionamento di sangue e di plasma per l’intero Paese. Fortuna, 55 anni, donatore attivo con circa 130 donazioni, è responsabile delle relazioni istituzionali di Enav, è presidente di Avis Roma dal 15 marzo 2024.

Presidente Fortuna, che Avis Roma ha trovato?

“Una Avis Roma ben sanata dal punto di vista del bilancio, ma al contempo da ricostruire in termini di rapporti e di interazione con il territorio e a livello istituzionale”.

Come si traduce ciò nella pratica?

“Facendo sistema. Tra le prime azioni svolte durante questi primi mesi di mandato, se mi permette l’analogia, come per un nuovo ambasciatore che arriva a Roma, ho presentato le credenziali nei vari ospedali, con l’obiettivo di implementare relazioni ed esplicitando la nostra volontà di cooperare per aumentare il numero delle donazioni, in una città enorme e popolosa con una forte resistenza alla donazione”.

Daniele Fortuna, a destra, con volontari Avis

Che pensiero si è fatto su queste problematiche?

“Il pensiero che mi sono fatto è che c’è tanto non sapere, mediamente le notizie sulla donazione vivono di un passaparola che alimenta paure inesistenti che fanno saltare la donazione stessa. Il romano ha, per indole, una partecipazione massiccia quando risponde a stimoli come può essere la notizia di un’operazione chirurgica di un parente o in caso di un brutto incidente di un conoscente dove sono urgenti sacche di sangue. Purtroppo, quando si tratta di dare continuità a questo gesto sono in pochi a partecipare in maniera attiva. Parlo anche per l’esperienza fatta da capogruppo, dove il coinvolgimento diretto, fatto alla macchinetta del caffè o in mensa, produce una partecipazione alta e numerosa. Al contrario, quando il coinvolgimento dei potenziali donatori avviene tramite mail o avviso, la partecipazione purtroppo è sempre molto limitata”.

Soluzioni?

“Vogliamo cercare di aumentare le donazioni pomeridiane, coinvolgendo dei volontari sensibilizzatori, facendo delle uscite durante l’estate, arrivando sul litorale, incentivando la partecipazione in una fascia oraria solitamente poco battuta. La popolazione giovane alla quale sono rivolti i nostri sforzi è, in questo momento storico, sotto pressione a cause di contratti serrati e poca disponibilità di tempo, per questo pensiamo di estendere le donazioni anche in orari più accessibili. Sono altrettanto essenziali comunicazione e presidi sul territorio che per noi sono rappresentati dai capigruppo. Sono loro che coinvolgono direttamente il donatore, sia nelle parrocchie, in cui si svolgono le raccolte nei fine settimana, sia nelle aziende, dove andiamo durante la settimana lavorativa”.

Essere sul campo può fare la differenza

“Le porto l’esempio di una recente manifestazione romana quando abbiamo ‘convertito’ una hostess di volo che era convinta che non potesse donare a causa del suo lavoro. Chiarito che non esisteva alcun divieto sulla sua categoria professionale, poco dopo ha fatto la sua prima donazione ed è stata particolarmente emozionante, sia per lei che per noi. C’è un trasporto emotivo molto forte per chi vive questa realtà col sentimento giusto. Abbiamo inoltre da poco stilato un elenco delle cliniche romane che, in questo momento, non sono presidiate da altre associazioni di raccolta sangue, stiamo cercando di colmare quei vuoti che in questo momento non vengono gestiti. La scorsa settimana abbiamo, infine, sottoscritto un accordo con l’istituto Dermatologico italiano, per cui i donatori Avis delle aziende avranno la possibilità di avere una visita gratuita”.

Le potenzialità di Roma sono enormi, se i suoi abitanti donassero quanto la media nazionale si assisterebbe a un’impennata per tutto il sistema sangue

“Nelle nostre assemblee ragionali e provinciali, la Capitale viene sempre attenzionata perché ha un’estensione territoriale come i maggiori sette – otto comuni italiani e conta 2 milioni e 800 mila abitanti. Se banalmente una parte minima di questi dessero continuità nella donazione tutto il sistema sarebbe abbondantemente autosufficiente. Siamo attenti al ricambio generazionale, stiamo cercando di puntare tanto sui nuovi social come Instagram e TikTok. Secondo i dati, i nostri giovani sono soltanto il 6%, puntiamo sulle scuole e altri luoghi di aggregazione giovanile per stimolare una maggiore sensibilizzazione”.

Quali sono i dati per la raccolta del plasma?

“Siamo indietro per la raccolta plasma su Roma e in Italia. Faccio parte di un gruppo donatori che ogni due mesi dona in aferesi. Ci sono nei centri trasfusionali macchinari dedicati a questa tipologia di raccolta, in numero differente a seconda della sede, alcune strutture ne contano anche quattro. E’ una donazione particolare ma ti dà tanta soddisfazione”.

Idee e progetti per Avis Roma?

“Sto cercando di aggregare i capigruppo più operativi della nostra associazione al fine di fare sistema con le sedi provinciali, regionali e nazionali. Inoltre, vorrei ripristinare la Festa del donatore che a Roma non viene svolta da tanto tempo”.

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