Fiano Romano. Centro della protezione civile. Corso di addestramento dei vigili del fuoco. Siamo nel 1999, 19 anni fa.
«La prossima settimana si va tutti a donare il sangue!»
Così iniziò la mia vita da donatore di sangue. Durante l’anno di leva obbligatoria nei vigili del fuoco. Che poi, quella prima volta, neanche potei donare a causa di una medicina presa qualche giorno prima. Ma quello fu il primo contatto con questo mondo che oggi, anno 2018, mi vede non solo come donatore ma anche come ‘ricercatore’ di donatori.
Sì, perché oggi lavoro in banca, e almeno una volta all’anno cerco di coinvolgere i colleghi a seguirmi all’Ospedale Bambino Gesù per fare qualcosa per gli altri…
La prima volta mandai una mail spiegando dell’importanza di raccogliere sangue. Nulla. O quasi. Su cento colleghi ne vennero 2.
L’anno successivo provai a convincerli toccando i benefici della donazione. Esami del sangue gratuiti, la giornata lavorativa libera. Risultati scarsissimi. Al massimo uno o due colleghi.
Ma questa ‘ricerca di sangue’ ogni tanto porta anche delle grandi soddisfazioni, come quando riuscii a coinvolgere una decina di motociclisti. Durante il periodo natalizio arrivammo con le nostre moto, indossando caschi e giacche di pelle, carichi di regali per i piccoli dell’ospedale e pronti a donare una speranza con il nostro sangue.
Purtroppo fare proseliti non è facile. Ma se ognuno di noi non smette d’impegnarsi, qualcuno che ci ascolterà ci sarà sempre. Donare il sangue per gli altri è l’atto migliore che ciascuno di noi possa fare, nella consapevolezza che gli “altri”, quelli che ne hanno bisogno, un giorno potremmo essere noi.
*Andrea Manili è direttore di banca a Roma