L’ultima volta sono andata a donare nei giorni del lockdown, a marzo. La situazione era già grave e sul web e in tv si rincorrevano voci sulla necessità di sangue negli ospedali. Sono già stata donatrice in passato, ma non donavo da una quindicina di anni. A quel tempo ero stata introdotta al mondo dei donatori di sangue dal mio fidanzato, donatore anche lui. Farsi condurre da qualcuno di cui ti fidi, a te molto vicino, che ti fa mettere in pratica qualcosa che avevi sempre voluto fare,ma che poi, per inerzia o ignoranza, non hai mai tramutato in azione, devo ammettere che ha reso tutto più semplice.
Per donare, certo, esistono delle regole. È necessario avere certi requisiti, e adottare uno stile di vita sano. Ma ne vale la pena. Ogni volta che dono mi sento felice di fare qualcosa per gli altri, farlo mentre mi prendo cura di me stessa. Entro nel centro trasfusionale e il tempo si dilata, rallenta, e mentre sono sdraiata sul lettino penso anche agli esami del sangue che riceverò a casa e mi permetteranno di essere controllata periodicamente. Ho donato per alcuni anni in modo regolare, ma quando mi hanno detto che ero diventata anemica, e che avrei forse dovuto aspettare la menopausa per tornare a donare sangue intero, ci sono rimasta malissimo. Neanche mi avessero detto che era morto qualcuno. Noi donne a causa del ciclo mestruale siamo più soggette a eventuali carenze di ferro. Nulla che abbia mai minato la mia salute perché, appunto, per donare bisogna avere dei valori di emoglobina superiori a quelli soglia necessari per stare bene. Ma tant’è. Quella volta ci rimasi malissimo. Diventa un po’ così, quando doni.
Non sai a chi andrà il tuo sangue, ma sai che ti sei presa cura di qualcuno. E inizi a tenerci tantissimo.
Da quel giorno comunque sono passati anni, non sono ancora in menopausa, ho cambiato alimentazione (non mangio più carne, quasi mai derivati del latte, sì pesce e uova), e nei rari esami del sangue che mi sono fatta fare come check up, i miei valori relativi al ferro sono nettamente migliorati. In realtà un po’ tutto, sono migliorate persino le proteine. Ho iniziato a covare dentro di me l’intenzione di tornare a donare prima della menopausa.
Ma, un po’ per l’indicazione che mi era stata data, un po’ per l’inerzia di cui sopra, rimandavo e non mi decidevo. L’emergenza del Covid-19 mi ha spinta, ha fatto scattare la molla. Mi son detta: se poi non risulterò idonea, almeno ci ho provato…e così è stato. Mascherina e guanti, e via.
E’ stato come se non avessi mai smesso, un po’ come tornare ad andare in bicicletta. Solo, con la consapevolezza di una donna ormai adulta. So che un giorno potrebbe accadere a me, di aver bisogno di sangue. Mi è capitato di vedere mio padre essere trasfuso parecchie volte, nelle vicissitudini di salute in una vecchiaia un po’ complessa. Guardavo le sacche appese accanto al suo letto, e ringraziavo, pensando che quel sangue avrebbe potuto essere il mio. Volevo tornare a donare, era solo questione di tempo. Ora non vedo l’ora che sia settembre per donare di nuovo dopo i sei mesi di rito di attesa tra una donazione e l’altra. Mi dico: dai su, che non manca molto…!