Nell’anno 2000, mi chiama un’amica che aveva uno zio in ospedale per un’operazione e servivano donatori. La solita storia. Vado a donare, e i medici “avvoltoi” cercano subito di convincermi a diventare donatore! Io spiego che non me la sento di prendere questo impegno, che ho paura dell’ago, insomma anche qui le solite storie.
Poi, dopo due anni, un giorno qualunque, mi viene la voglia di donare. Contatto la sede Avis della zona e comincio a donare al policlinico Umberto I di Roma. Dopo circa 30 donazioni di intero comincio a fare aferesi. Mi trasferisco in un’altra città, Avezzano e dono anche lì. Oggi sono arrivato a 87 donazioni, fra intero e aferesi, dono sia all’Umberto I di Roma sia all’ospedale civile di Avezzano e ogni volta che dono non vedo l’ora che torni il giorno in cui posso donare di nuovo.
Agli indecisi dico solo di avere coraggio per fare l’ultimo passo, non aspettare il bisogno di amici o parenti per farlo, di farsi un giro negli ospedali e capire che anche quel poco che ognuno di noi può donare è tantissimo per i sanitari che aiutano chi ha bisogno.