Alcuni cibi innalzano i livelli di zucchero presenti nel nostro sangue in modo preoccupante. Sebbene questo sia assodato, forse non tutti sanno che anche una persona sana (secondo le soglie cliniche standard), può trovarsi in uno stato pre diabetico senza saperlo. Tutto dipende da ciò che mangiamo, ma non sempre, in quanto sembrava che fino ad ora non fosse possibile monitorare in modo continuativo e per lungo periodo i picchi di glucosio nel sangue.
Una recente ricerca fatta da un team di ricercatori della Stanford University in California, ha monitorato le fluttuazioni glicemiche che si verificano nel corso di più giorni in in un gruppo di 57 persone sane prediabetiche, e diabetiche con età compresa tra i 27 e i 76 anni, riuscendo a delineare tre glucotipi differenti.
Donatorih24 ha intervistato Michael Snyder, professore di Stanford e direttore del centro di genomica e medicina personalizzata all’Università della California, che ha guidato lo studio in questione. Lo scopo era approfondire il nuovo dispositivo, che individua l’andamento dei livelli di zucchero e contestualmente ci dice molto più di quanto si pensi sull’alimentazione e il rischio di sviluppare il diabete.
Come sono stati monitorati gli zuccheri nel sangue dei pazienti?
Abbiamo utilizzato un nuovo sistema chiamato continuous glucose monitor, che si applica sulla pelle e misura i livelli di zucchero in modo continuativo per una settimana.
Qual è la novità del vostro studio rispetto a ciò che già sappiamo in materia?
La novità dello studio è che il nuovo dispositivo misura la glicemia non solo nell’arco di un momento limitato nel tempo, come avviene con il classico test in cui si beve un liquido di glucosio, che è anche un esame piuttosto costoso. Il device permette di vedere la risposta glicemica delle persone per diversi giorni, la sorpresa per noi è stata notare che persone sane, mangiando determinate cose, raggiungevano picchi tipici di un pre diabetico.
Come fa il dispositivo a identificare i cibi più dannosi?
La nostra ricerca mira a identificare i cibi dannosi e a educare alla cultura dell’alimentazione sana. Bisogna andare avanti nella ricerca somministrando vari cibi e vedendo quanto aumentano i livelli di glucosio in base alle persone. Potremmo eliminare via via quelli maggiormente dannosi, associandoli a picchi alti di glucosio. Bisogna cercare un equilibrio e informare le persone, a volte è lo scoglio più difficile da superare.
Quali sono i prossimi passi della ricerca?
Organizzeremo un gruppo più ampio di pazienti su cui sperimentare il glucose monitor, passando da 57 a 200 persone. Vogliamo arrivare al punto di convincere le persone a evitare cibi che alterano i livelli di glucosio come corn flakes e latte ad esempio e possiamo farlo solo con un campione più ampio.