Una goccia di sangue e nulla di più. Basterà per stabilire il rischio di sviluppare il tumore del fegato ben dieci anni prima della sua comparsa. È la sorprendente conclusione cui sono giunti i ricercatori dell’Istituto nazionale di Gastroenterologia Irccs “Saverio de Bellis” di Castellana Grotte (Bari), che hanno applicato il cosiddetto “indice Galad” – un algoritmo che valuta tre biomarcatori (alfafetoproteina, alfafetoproteina-L3 e des gamma carbossi protrombina), oltre al sesso del paziente e alla sua età – su 545 persone con cirrosi epatica, sorvegliate nel corso di 12 anni.