Il mondo del sangue è il mondo di circa due milioni di persone in Italia, quei “salvavita” che ogni giorno, per tutto l’anno, vanno a donare il proprio sangue come donatori consapevoli.
Perché lo fanno? Proprio perché sono consapevoli: sanno bene, cioè, cosa comporta il loro gesto di solidarietà, chi potrebbero essere i riceventi e quanto è importante, per i pazienti bisognosi di trasfusioni, la certezza di ricevere quella sacca al momento giusto.
La consapevolezza – come ripetono spesso i maggiori dirigenti associativi italiani – è dunque un fattore decisivo per rafforzare la cultura del dono, espanderla e diffonderla.
Ecco perché, al fine di accrescere e di aggiornare questa consapevolezza, è importantissimo seguire giorno per giorno le vicende del sistema sangue.
Il sangue e gli emocomponenti sono una risorsa strategica decisiva per un paese come l’Italia, dotato di un sistema sanitario pubblico, densamente popolato, e con una popolazione più anziana della media e dunque – presumibilmente – sempre più bisognoso di materia biologica.
L’autosufficienza di sangue e plasma è un obiettivo strategico nazionale, e bisogna confermare quella del sangue intero – acquisita ormai da anni ma mai da dare per scontata – e di migliorare quella del plasma, assestata ormai sul 70% del fabbisogno nazionale.
Il sangue e il plasma raccolti grazie al gesto dei donatori vengono usato per utilizzi immediati, ovvero per attività di pronto soccorso, per interventi chirurgici, o per curare malattie croniche e rare che senza trasfusioni o farmaci plasmaderivati non avrebbero cure alternative.
Questo significa che il sangue che doniamo in modo volontario, anonimo, gratuito e organizzato per aiutare qualcuno lontano da noi oggi, potrebbe servire a noi o a dei nostri cari domani. Ecco perché il dono è un gesto etico di solidarietà disinteressata, che va considerato come fondativo di una comunità.
È un fil rouge, una catena magica di benessere che non dovrebbe interrompersi mai.
Ma il sistema sangue è anche politica, oggetto di legiferazione, gestione di interessi pubblici e di una risorsa comune. Negli ultimi mesi abbiamo raccontato su Donatorih24 in che modo il nuovo DDL Concorrenza poteva cambiare i principi etici della nostra donazione, e collocare nuove risorse economiche importanti – e pubbliche – su alcune criticità di sistema.
Questioni che riguardano tutti noi, come cittadini e potenziali fruitori di servizi sanitari che hanno il dovere di ricercare il connubio tra massima efficienza e massima qualità e sicurezza.
Essere informati – e dunque consapevoli – di ciò che accade nel sistema sangue italiano, vuol dire inoltre imparare a conoscere, empaticamente, la vita di migliaia di persone che senza le trasfusioni e il gesto dei donatori non potrebbero vivere giorni normali, come per esempio i pazienti emofilici, i talassemici e i pazienti affetti da immunodeficienza.
Ancora, essere informati e consapevoli, ci permette di conoscere una dimensione della vita “speciale” come quella che vivono i donatori associati ad organizzazioni come Avis, Fidas o Fratres: vite fatte di impegno nel sociale, di attività comuni e condivisione di sentimenti, esperienze, eventi, tempo libero ed emozioni. Vere e proprie famiglie allargate che si basano sulla voglia di far bene al prossimo e alla comunità.
E infine, essere informati e consapevoli di ciò che accade nel sistema sangue, ci permette di seguire i progressi della ricerca scientifica, fondamentale per migliorare le cure e la gestione delle risorse disponibili.
Campagne come #DaMeaTe, lanciata proprio in queste settimane da Donatorih24 – e il lavoro quotidiano degli addetti ai lavori e dei volontari – hanno allora proprio questa vocazione: sensibilizzare il più ampio numero di persone e rendere il sistema sangue – così decisivo nella vita di tutti – un tema familiare e alla portata della collettività.