Si può guadagnare donando sangue o plasma?
Se questa domanda, per la comunità dei donatori italiani – formata da circa due milioni di “salvavita” straordinariamente attente alla solidarietà – può avere una risposta scontata, non bisogna dimenticare di rivolgersi ai tantissimi milioni di italiani che non hanno mai donato e che non si sono mai informati sull’universo del dono.
Per loro, è meglio spiegare l’argomento dal principio.
Se per guadagno ci riferiamo a un guadagno economico diretto, cioè la cessione di sangue o plasma a pagamento, per quanto riguarda l’Italia la risposta è NO.
In Italia, il dono del sangue è un gesto etico: è assolutamente gratuito, cioè effettuato su base volontaria. È anonimo, perché il sangue che viene donato non va direttamente caso per caso a un paziente bisogno che il donatore conosce (parente o amico) ma entra in un sistema di raccolta interregionale che fa capo al sistema sanitario nazionale, in modo che in tutta sicurezza arrivi ai pazienti bisognosi. È dunque un gesto che si compie all’interno di un meccanismo organizzato, regolato dalle istituzioni e dall’impegno delle associazioni di volontari come Avis, Fidas, Fratres e Croce Rossa su tutte, che si occupano della raccolta e di diffondere la cultura del dono.
L’ispirazione “etica” della raccolta sangue è condivisa a livello internazionale: la Convenzione di Oviedo in tal senso è uno dei trattati fondamentali, che regola il rispetto della dignità umana nell’ambito della medicina e della biologia.
Con l’articolo 21, la Convenzione di Oviedo vieta il profitto sul corpo umano e le sue parti, ma ci sono delle eccezioni. Negli Stati Uniti d’America, la plasmaferesi, ovvero la donazione di plasma, avviene spesso a pagamento.
Esiste infatti un vero e proprio business per i centri di raccolta privati che pagano il plasma a chi lo cede, secondo un tariffario variabile, con una media compresa tra 20 e 40 dollari a donazione.
Gli Usa non sono l’unico paese in cui il plasma viene ceduto a pagamento o tramite qualche forma retributiva. Succede anche in alcuni stati europei, come Germania, Austria, Repubblica Ceca e Ungheria, dove il plasma non è propriamente retribuito come in Usa, ma ceduto “su basi commerciali” ovvero in cambio di rimborsi o buoni Amazon o di libri.
Di recente, preoccupata da una dicitura presente nel nuovo DDL Concorrenza, che lascerebbe spazio alle ambiguità sul dono gratuito, Avis nazionale, la principale associazione di donatori in Italia, ha espresso preoccupazione sulla vicenda sul rischio dei rimborsi per i donatori, che potrebbero minare alla radice il sistema etico italiano offrendo una possibilità di guadagnare sotto la formula dei rimborsi.
In attesa di vedere quale sarà il testo definitivo del DDL Concorrenza che sarà approvato, vanno però esplorati altri benefici, non prettamente di natura economica che riguardano i donatori di sangue italiani.
Sul piano burocratico, i donatori italiani hanno diritto, per andare a donare, di chiedere un regolare permesso in azienda riconosciuto da indennità Inps e valido per i contributi figurativi, anche se la media dei donatori che utilizzano questa possibilità è molto esigua.
Ci sono tuttavia altri modi di guadagnare dalla donazione di sangue, non specificatamente materiali o addirittura monetari, ma più duratori e con un valore assoluto più alto.
In primo luogo esistono grossi benefici fisici.
Chi dona sangue con regolarità da donatore periodico, diciamo 4 volte l’anno gli uomini e 2 volte l’anno le donne in età fertile, hanno la possibilità di controllare i loro valori ricevendo analisi del sangue gratuite, monitorandosi con costanza e precisione.
In secondo luogo, esiste poi il grande vantaggio psicologico, il benessere emotivo.
Essere un donatore periodico “allena” la consapevolezza di svolgere un ruolo importantissimo per la comunità, perché chi dona sangue intero o plasma, indiscutibilmente, è partecipe all’atto di salvare quotidianamente vite umane di pazienti cronici che hanno bisogno di farmaci salvavita, di persone che necessitano di trasfusioni urgenti o di pazienti che devono sottoporsi a interventi chirurgici.
Un “payback” chiamiamolo così, che ha un valore inestimabile.