Fidas è un’associazione che lavora sempre sugli stile di vita corretti. Vivere in ottima salute è una caratteristica necessaria per avere donatori sempre pronti a fare il loro dovere, e il tema della buona salute legata allo sport si sposa perfettamente con la possibilità di dialogare con le nuove generazioni. Tra le associazioni di volontariato italiane i giovani sono considerati oggi più che mai un patrimonio per un grande lavoro associativo nel medio e lungo periodo e per conoscere da vicino le politiche giovanili di Fidas abbiamo intervistato Gabriele Pesce che per le confederate svolge il ruolo di coordinatore. Ecco cosa ci ha detto.
Gabriele Pesce, qual è il peso specifico, sia nel presente sia nel futuro, che un’associazione come Fidas dà ai giovani, e com’è nata la tua esperienza nell’associazione?
Credo che la risposta più corretta alla prima parte della domanda sia che in un’associazione come la Fidas i giovani abbiano il giusto peso specifico e importanza. Già nel recente passato con Aldo (Ozino Caligaris) c’era un canale molto aperto di comunicazione a doppio senso, adesso con Giovanni (Musso, il nuovo presidente nazionale) questo canale è stato ampliato a tutto il coordinamento direttivo. In generale vedo un aumento del peso specifico dei giovani proprio perché il loro apporto è necessario per riuscire a restare “al passo con i tempi”, tutto questo senza però perdere un attaccamento alle radici storiche della FIDAS e al suo spirito.
In questi anni, su Donatorih24 e su Buonsangue, abbiamo seguito molto le attività d Fidas rivolte al mondo giovanile, che si trattasse di formazione o che fossero eventi. Cosa state preparando nel prossimo futuro?
Le attività non sono mai mancate se facciamo eccezione per il recente periodo pandemico che ha sicuramente preso tutti alla sprovvista, arrivando proprio a cavallo di un cambio molto importante come quello del consiglio direttivo (sia giovani che senior). Recentemente abbiamo avuto però l’occasione di organizzare degli incontri online con gli altri giovani che hanno ruotato intorno al tema della scuola, tema molto caro agli ultimi coordinamenti e che ritengo possa avere ancora una centralità sia nell’informare che nel coinvolgere i giovani sul tema della donazione di sangue. Per il futuro auspichiamo di poter tornare ad incontrarci di persona a partire dal Meeting (annullato nell’ultima edizione) ma anche di aumentare la frequenza degli incontri con eventi online anche aperti all’esterno dell’associazione.
In termini di lavoro di comunicazione riuscire ad arrivare ai giovani per ottenere il ricambio generazionale dei donatori è importante. Secondo te, secondo Fidas, quel è il modo migliore di creare un messaggio efficace?
Sicuramente la comunicazione è un tema vivo, non soltanto per la sua importanza ma per il fatto che richieda molta attenzione e che vada seguito e adeguato nel tempo per rimanere al passo. Da questo punto di vista FIDAS come anche FIDAS Giovani sta lavorando molto per cambiare il modo di comunicare, cercando di uscire dagli schemi convenzionali e creando qualcosa di nuovo, in questo senso posso solo dire che potremmo aspettarci delle belle sorprese nel prossimo futuro se quanto in cantiere andrà a termine.
A che età bisogna iniziare a lavorare con i giovani per immetterli nel mondo del dono?
Questo rappresenta uno dei temi di cui si è discusso parlando di scuole, credo che si possa pensare di partire già dalle elementari introducendo il tema sotto un aspetto meno scientifico e più giocoso andando poi mano a mano a cambiare il punto di vista. Dobbiamo fare in modo che la donazione di sangue sia un tema “normale” per loro, farlo diventare il “prendere la patente” dei 18 anni (giusto per fare una similitudine con il più importante rito di passaggio della maggiore età). Rivolgersi alle scuole elementari rappresenta un’attività che già alcune nostre federate fanno, noi vorremmo però che tutti avessero la possibilità di farlo fornendo loro degli strumenti utili.
Gli obiettivi programmatici più importanti per il futuro del sistema trasfusionale sembrano l’autosufficienza e il ricambio generazionale. I giovani Fidas che si apprestano a diventare dirigenti del futuro sono già pronti ad affrontare queste sfide?
Nel recente passato FIDAS ha investito molte risorse, in particolare nei corsi di formazione, spingendo sulla presenza dei giovani negli eventi di formazione e ai Congressi. Credo che i giovani siano pronti per le sfide di oggi nonostante le difficoltà e i cambiamenti che questa età (18-30 anni) portano. Sicuramente le possibilità di sbagliare rispetto al passato sono minori, grazie all’importante lavoro di formazione svolto, ma credo che sia un passaggio necessario perché possano diventare dei Responsabili associativi importanti. Credo inoltre che il momento sia forse dei migliori, visto l’enorme capitale di esperienza che le associazioni si portano dietro nelle figure degli attuali responsabili, con il quale i giovani possono collaborare e dai quali apprendere.
Cosa diresti a dei neo maggiorenni per conquistarli e farli diventare donatori?
I neo maggiorenni hanno sicuramente già sentito tanti slogan che invitano a donare il sangue, io credo che la cosa debba venire in primis da loro per cui voglio porgli una domanda a cui spero possano trovare una risposta: “se non lo facciamo noi siamo sicuri che ci sia qualcun altro?”. Troppo spesso si tende a demandare al fatto che tanto qualcun altro lo farà, io penso che invece sia giusto fare a prescindere dagli altri, farlo perché voglio dare il mio contributo.