A volte la nostra salute dipende dalla salute degli altri. Lo dimostrano queste giornate in cui, dal ritorno a scuola e dall’organizzazione delle lezioni di bambini e insegnanti, può dipendere la curva di aumento o diminuzione dei contagi da Covid-19 che quotidianamente è pubblicata sul sito della Protezione civile. Per fortuna, nella maggior parte del territorio nazionale, è semplice sottoporsi al test per verificare la presenza di anticorpi IgG anti-Covid nel sangue: basta rivolgersi ad un laboratorio di analisi pubblico o privato per capire se ci sono, e di conseguenza se è necessario sottoporsi a tampone. Oggi inoltre, in alcune regioni, è possibile fare il test prenotandosi per donare sangue. Quindi, perché non aiutare il prossimo occupandosi della propria salute?
Uno sguardo alla situazione italiana
In Italia oggi la situazione complessiva del monitoraggio sui cittadini, tra chi ha scelto di sottoporsi al test, trachi era responsabilizzato a farlo come gli insegnanti, e chi invece, per un motivo o un altro, non è riuscito a verificare la possibile presenza di anticorpi anti-Covid-19 nel proprio sangue, indica una realtà dipinta a chiazze. Nonostante ciò i test sierologici, e la disponibilità degli stessi, continuano a essere un argomento centrale nell’agenda politica degli enti territoriali. Nonostante i numerosi alti e bassi, dunque, si può affermare che la maggior parte delle istituzioni regionali sia consapevole dell’urgenza della verifica della salute dei cittadini.
Nella maggior parte delle regioni si cerca invece di incentivare questa pratica, oggi ancor più necessaria per tutelare le famiglie, che proprio in questi giorni vivono momenti di particolare preoccupazione a causa del rientro dei propri figli a scuola, con la doppia minaccia rappresentata dal Covid-19 e dal normale arrivo delle influenze autunnali che, da sempre, si diffondono tra i bambini proprio nelle aule scolastiche.
I test nelle scuole: la battaglia al Covid
Dopo il decreto ministeriale del 7 agosto in cui il personale scolastico è stato invitato a sottoporsi a test sierologico in maniera del tutto volontaria, secondo gli ultimi dati circa una metà dei docenti si sarebbero mobilitati in tempo per sottoporsi al test nella propria struttura sanitaria di riferimento.
I numeri dell’ufficio del commissario per l’emergenza Domenico Arcuri diffusi dal quotidiano La Repubblica, indicano che a pochi giorni dall’inizio della scuola sarebbero stati 500mila i docenti e non docenti ad essersi sottoposti a test sierologico. Di questo totale, 13mila persone sono risultate positive e quindi potranno riprendere il servizio solo dopo un tampone negativo.
La ricerca sulla situazione dei test nella scuola, pubblicata pochi giorni prima sempre su La Repubblica tuttavia, aveva fatto emergere che solo un quarto dei docenti era intenzionato a sottoporsi realmente a test, una quota che sembra raccontare una risposta alla lotta contro il Covid-19 non completamente consapevole da parte dell’apparato scolastico.
Per esempio, la provincia di Chieti, in Abruzzo, cioè la provincia che risulta essere quella con il numero maggiore di screening sierologico della regione, può contare soltanto sul 47% di test effettuati tra il personale della scuola, cioè meno della metà.
Le buone notizie però non mancano e, con il trascorrere delle settimane, la possibilità che le regioni riescano a trovare una soluzione ottimale per evitare il rischio epidemia potrebbe aumentare in maniera significativa.
Accende la speranza la notizia del 16 settembre, secondo cui l’Emilia Romagna ha confermato il prossimo avvio di una campagna di screening gratuito per alunni e genitori, i quali potranno accedere al test e poi eventualmente al tampone, rivolgendosi direttamente alle farmacie e senza alcun tipo di costo.
Inoltre, a scopo di prevenzione e per superare pigrizie e scarso senso di responsabilità, iniziano a prendere piede proposte sul piano locale che predispongono i test sierologici direttamente nelle piazze per i giovani universitari, in alcune città ad alto tasso di presenza studentesca e non solo, come Bologna per l’Emilia Romagna, Campobasso, Isernia, Termoli in Molise, Montemurlo, Oste e Bagnolo in provincia di Prato in Toscana.
Ci auguriamo questo sia solo l’inizio di una crescita esponenziale dell’utilizzo di questo utile strumento dentro e fuori la scuola.