I donatori di sangue in alcune aree del territorio italiano sono già stati sottoposti a test sierologico e, mentre l’idea di sottoporre ai test tutti i donatori avanza, il Centro nazionale sangue indica che l’idea “non è raccomandabile” attraverso una circolare diffusa ieri giovedì 14 maggio.
Abbiamo chiesto a Pier David Malloni, portavoce del Centro nazionale sangue, una spiegazione su tali indicazioni. “Il Centro nazionale sangue ha scelto di essere prudente. E’ a discrezione delle Regioni decidere se effettuare i test sierologici sui donatori di sangue oppure no, ma quando il donatore verrà sottoposto a test sierologico, nel caso risultasse positivo, verrà inserito nel percorso di verifica della presenza dell’infezione nell’organismo. Il che comporta il sottoporsi a due tamponi, uno a distanza di 24 ore dall’altro. Quindi, finché non si è certi che il donatore di sangue goda di buona salute, l’emocomponente non verrà utilizzato. Questo, ripeto, sia per prudenza nei confronti dei riceventi, sia per eliminare il rischio clinico residuo che incorre nel maneggiare l’emocomponente”.
Il portavoce del Cns indica un altro aspetto fondamentale della questione: “Proprio perché il coronavirus non è trasmissibile attraverso il sangue, il test non è di nessuna utilità nell’ambito della donazione di sangue, perché potrebbe ridurre il numero delle persone che possono donare”.
La circolare inoltre pone in evidenza il fatto che il risultato del test non indica un’infezione acuta in corso nel donatore, ma fa emergere la presenza di anticorpi contro il Covid-19 nell’organismo dell’individuo.
Lo screening infine – com’è specificato nella circolare – potrebbe risultare positivo anche per altri tipi di coronavirus più comuni, oppure generare errori a causa della mancanza di affidabilità del produttore del test, una condizione impossibile da verificare.
Secondo l’istituto è alta la probabilità, per i donatori, di entrare in percorsi intricati che finirebbero con il ritardare l’utilizzo dell’emocomponente, che dovrebbe essere infuso “fresco” e non dopo lunghe attese.
Sempre il 14 maggio, la circolare è stata inviata dal Centro nazionale sangue alle strutture regionali di coordinamento per le attività trasfusionali delle Regioni e Province Autonome, alle associazioni di donatori di sangue, agli assessorati e alla Direzione generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute e ad altri enti e istituzioni. Ora le decisioni finali spetteranno alle regioni.