Mi chiamo Claudia, ho 35 anni e sono donatrice attiva da 8 anni. Ero già mamma di tre bambini quando mi sono presentata all’autoemoteca vicino alla chiesa dell’Abbazia di Agira da sola. Nel pomeriggio ci sarebbe stata la processione di San Filippo, ma la mattina non c’era ancora nessuno in giro. Quindi sono entrata nell’autoemoteca con la voglia di poter fare qualcosa per gli altri. In particolare pensavo agli interventi chirurgici che subiscono le persone malate, come è successo a zia Pina che si è operata per l’asportazione di un tumore nel 2011.
Mia madre Carola mi ha dato l’esempio: anche lei ha donato il sangue per sopperirne la mancanza durante la malattia di un’altra zia. Da quel momento ho cominciato a donare regolarmente, ma dal 2015 fino al 2019 non è più stato possibile farlo nel mio paese. Ci dovevamo spostare nella sede di Nicosia che dista 20 chilometri da Agira. La strada per arrivare al paese situato nell’entroterra siciliano è tortuosa; noi ci siamo organizzati in viaggi di gruppo in auto, una volta abbiamo coinvolto 16 persone in un solo giorno. Siamo riusciti a proseguire con le donazioni, e dal 2017, momento in cui sono diventata presidente della sezione Avis locale, è considerevolmente aumentato il numero di donatori. Adoro partecipare all’Avis e spesso i miei ragazzi Antonio Alessia e Ambra, che oggi hanno 17, 14 e 10 anni partecipano con me. Aiutare gli altri ci fa sentire più preziosi.
Per donare il plasma le più piccole venivano con me fino a Palermo dove c’è il centro per la plasmaferesi. All’interno del centro la sala ristoro è separata soltanto da un vetro dalla sala trasfusioni. Circa due anni fa è successo che, mentre ero stesa nel lettino con l’ago al braccio destro, nel pieno della trasfusione mi si spezzasse una vena. Ho chiesto all’infermiera di continuare sul braccio sinistro, perché volevo completare la sacca. Ho insistito fino a quando lei non ha ceduto e ha infilato l’ago nell’altro braccio. Le mie bambine mi guardavano dall’altra parte del vetro ed hanno aspettato che io uscissi per chiedermi del perché avessi voluto continuare, invece di smettere.
E’ stato quello il momento in cui ho dovuto spiegare loro quanto serve il plasma alle persone malate. Loro hanno capito e anche oggi partecipano attivamente nel mondo delle donazioni di sangue, seguendomi durante gli eventi che organizziamo. Vengono con me durante le iniziative della sezione, si impegnano anche loro a coinvolgere i passanti nelle attività di gioco che proponiamo. Insieme facciamo tantissimo volontariato, è la nostra passione. A novembre per esempio, durante la Sagra della Cassatella di Agira, proponevano ai passanti di giocare alla “Ruota del Donatore”, un gioco che ci ha mostrato l’Avis di Lecce. Durante l’evento si sono impegnate a coinvolgere le persone alla nostra causa. A proposito di donazioni di sangue, mi hanno detto che stanno solo aspettando di diventare maggiorenni per donare anche loro.