Unità di globuli rossi più che soddisfacenti a coprire il fabbisogno nazionale, ma ora la sfida è quella di centrare, il prima possibile, l’autosufficienza da plasma. In occasione del Natale, le associazioni di donatori fanno il punto dopo un 2019 caratterizzato da risultati importanti e compilano una letterina speciale, buttando già un occhio a quelli che dovranno essere gli obiettivi per il 2020.
Un anno importante, quello nel quale a breve ci apprestiamo ad entrare, in particolare per la Giornata mondiale del donatore di sangue che, il prossimo 14 giugno, vedrà l’Italia, Roma nella fattispecie, come palcoscenico principale delle celebrazioni. Quello che si sta per chiudere, intanto, è stato un 2019 che ha visto la compensazione interregionale garantire l’autosufficienza per quel che riguarda il sangue, nonostante i problemi a livello organizzativo che hanno caratterizzato alcune regioni italiane.
Come ha spiegato a DonatoriH24 il presidente di Avis Nazionale, Gianpietro Briola, “siamo soddisfatti per il lavoro fatto nella raccolta dei globuli rossi, ma è sul plasma che si decide il futuro. Purtroppo il calo delle donazioni e le difficoltà registrate in fase di programmazione, dovute in particolar modo alla carenza di personale nelle strutture sanitarie, sono dati su cui è necessario riflettere e intervenire per garantire maggiore efficienza in futuro”.
Dodici mesi con il segno positivo, questo è stato il 2019 per Avis, ma lo sguardo è già al 2020: “Siamo contenti del raggiungimento degli obiettivi assunti con i nostri volontari, in particolare stiamo lavorando per implementare la comunicazione e contribuire così a diffondere in maniera sempre più capillare la cultura del dono tra le nuove generazioni e coinvolgere i giovani nella vita associativa. In più – conclude – oltre al 14 giugno che rappresenterà una data importantissima per tutti i donatori, siamo attesi da un appuntamento a Padova i prossimi 7 e 8 febbraio per ribadire ancora una volta le potenzialità del nostro sistema sangue che si fonda su donazioni volontarie, etiche e non remunerate“.
Maggiore correlazione tra programmazione e monitoraggio dei bisogni trasfusionali è quello che chiede il presidente di Fidas Nazionale, Aldo Ozino Caligaris. In particolare, quello su cui punta l’attenzione, è il raggiungimento di una sempre più forte “stabilità nelle donazioni in aferesi, che dovranno necessariamente aumentare in virtù delle sempre più diffuse terapie a base di immunoglobuline. Per fare questo, tuttavia, è necessario intervenire sulle singole realtà italiane dove, molto spesso, i separatori cellulari vengono utilizzati a giri ridottissimi o, in alcuni casi, sono addirittura assenti“. In accordo con il collega di Avis, anche per Ozino Caligaris la sfida è il plasma: “Se l’89% dei donatori periodici italiani, oltre al sangue, donasse anche il plasma, saremmo in condizione di garantire scorte frutto dell’impegno di oltre un milione e mezzo di persone. Per fare questo, però, è necessario attuare una campagna capillare ed efficace in collaborazione con il Centro nazionale sangue, il ministero della Salute e le altre associazioni, soprattutto in vista della Giornata mondiale del donatore di sangue. Come Fidas – conclude – possiamo ritenerci soddisfatti di essere riusciti a garantire quell’apporto di cure e terapie di cui migliaia di pazienti hanno bisogno quotidianamente nel nostro Paese”.