Frammentazione e graduale disintegrazione dei globuli rossi all’interno dei vasi sanguigni, con conseguenti sintomi di cefalea, dolori lombari e vomito. Coaguli nelle vene, emorragie e insufficienza renale che, talvolta, portano al decesso del paziente.
È quello che, sinteticamente, avviene nell’organismo di una persona a cui viene trasfuso sangue non compatibile con il suo. Il caso della donna morta a Vimercate lo scorso 13 settembre, proprio a seguito dello scambio accidentale di una sacca, riaccende inevitabilmente l’attenzione sulle distinzioni tra i vari gruppi sanguigni e, soprattutto, su cosa si scatena nel nostro sistema immunitario quando fanno il loro ingresso globuli rossi “avversi”.
Il sangue non è uguale per tutti
I gruppi A, B, AB e 0 sono quelli con cui comunemente viene distinto il sangue in base alle proteine presenti sulla superficie dei globuli rossi. Due sono i geni che comportano questa distinzione. Il gene H, quello più diffuso, produce un enzima che genera la sostanza H. I pazienti che hanno sul secondo gene l’allele (cioè le due o più forme alternative dello stesso gene che si trovano nella stessa posizione su ciascun cromosoma omologo) A, produrranno un enzima che collegherà una molecola di N-acetilgalattosamina alla sostanza H, generando la sostanza A. Nelle persone che hanno, invece, l’allele B, l’enzima unirà una molecola di galattosio, uno zucchero, generando la sostanza B. Chi non possiede nessuno dei due alleli, appartiene al gruppo 0, con sostanza H immutata e anticorpi verso gli antigene A e B. Coloro che possiedono alleli A e B fanno parte, infine, del gruppo AB, che non hanno anticorpi contro i due antigeni, tanto da essere considerati “accettori universali”.
Le distinzioni nel sistema Rh
A dispetto del sistema AB0, il sistema Rh fa una distinzione di tre antigeni (chiamati DCE) presenti sui globuli rossi. La maggior parte delle persone fa parte del gruppo Rh+, quelle invece Rh- non presentano l’antigene D. Questa differenza assume un valore estremamente rilevante in particolare nelle gravidanze, nel corso delle quali, ad esempio, una madre Rh-, nel caso di una prima gravidanza Rh+, produrrebbe anticorpi che non solo genererebbero problemi al feto, ma che potrebbero anche compromettere un’eventuale seconda gravidanza, sempre Rh+.
Le reazioni del nostro sistema immunitario
Quando si trasfonde sangue non compatibile, nella maggior parte dei casi i globuli rossi del donatore vengono distrutti e la quantità delle emazie trasfuse stabilirà proprio la gravità del quadro clinico. Il paziente che riceve questo tipo di trasfusioni, di un gruppo AB0 sbagliato, inizierà ad accusare nausea, brividi e febbre. Ma non solo. La graduale disintegrazione dei globuli rossi comporterà la formazione di coaguli e, successivamente, lo svilupparsi di emorragie. Se questo fenomeno, chiamato emolisi, è abbondante, può portare all’insufficienza renale e, nel caso, al decesso.
Come è possibile intervenire
Se la trasfusione è errata, diventa decisiva la tempistica: prima ci si accorge dell’errore, più alta è la possibilità di evitare il peggio. Innanzitutto la trasfusione va immediatamente interrotta e, contemporaneamente, devono essere avviate una serie di terapie che riportino la situazione alla normalità. Antistaminici e antinfiammatori possono contenere eventuali reazioni allergiche, mentre le punture di eparina serviranno a controllare l’emorragia conseguente alla coagulazione nei vasi sanguigni.