Crescono le donazioni di sangue in Umbria ma non bastano ancora a raggiungere l’autosufficienza del plasma. E’ quanto emerso nell’assemblea regionale dell’Avis che si è tenuta domenica 14 aprile a Spoleto, in occasione del 70esimo anniversario della fondazione dell’Avis comunale.
I numeri del 2023 sono incoraggianti: l’anno scorso le donazioni in Umbria sono state 39.322 con un aumento del 2.93% rispetto al 2022, tornando quasi ai livelli del 2017 quando erano state complessivamente 39.519. Il dato è ancora più significativo se si considera che in quasi tutte le Avis della provincia di Terni, tra fine luglio e metà dicembre, è stata vietata la donazione di sangue intero a coloro che sono transitati per Roma dove sono stati registrati casi positivi di dengue.
“E’ sicuramente un dato positivo l’inversione del trend di decrescita di donatori e donazioni che ormai segnava una costante dagli anni 2014-2015 e fino al 2020 compreso – commenta Enrico Marconi, presidente regionale di Avis Umbria -. I dati dei primi mesi del 2024 confermano il trend di aumento delle donazioni. Al 31 dicembre 2023 i donatori di Avis in Umbria sono stati 29.473 rispetto ai 29.160 del 2022, mentre gli associati (vale a dire donatori e collaboratori) sono 30.368 rispetto ai 29.995 dell’anno precedente.
“Seppur aumentate nel 2023 di circa il 18.5% (+443), le donazioni di plasma non sono state sufficienti per garantire i fabbisogni della regione – ha rimarcato però Marconi -. La raccolta del plasma nel 2023 è stata di 10.862 chilogrammi (+7.6% rispetto al 2022) mentre sarebbe dovuta arrivare ad almeno 11.540 chilogrammi, con un incremento globale di almeno il 14.3%”.
Secondo Avis Umbria questa carenza si risolve in due modi: con nuove apparecchiature per l’aferesi e con il ricambio generazionale dei donatori.
“E’ necessario – ha detto infatti Marconi – che il sistema trasfusionale pubblico si attrezzi meglio per favorire la raccolta di plasma presso i punti di raccolta fissi periferici con significativi bacini di donatori come Assisi, Castiglione del Lago e della Media Valle del Tevere. Sarebbe sufficiente attivare almeno una seduta settimanale in ciascuno di questi Prf per garantire a nostro avviso come minimo altre 6-700 plasmaferesi all’anno e raggiungere così l’autosufficienza plasmatica”. L’altra grande sfida resta il ricambio generazionale.
“Puntiamo a mettere in campo politiche di promozione delle donazioni – ha aggiunto – per raggiungere fasce di età tra i 18 e 35 anni, senza dimenticarci dei 40-50enni”.
Marconi ha poi ricordato le iniziative messe in campo negli ultimi mesi: ha giudicato molto positivo il fatto che la Regione Umbria a ottobre scorso ha insediato il nuovo Centro regionale sangue (Crs) e deliberato a fine dicembre il nuovo Piano regionale sangue e plasma (Prsp). Due iniziative che hanno visto l’Avis regionale impegnata attivamente.
Risultati importanti stanno arrivando dalla telemedicina che vede Cascia e Usl Umbria 2 protagoniste. Il progetto permette di coordinare in remoto l’attività del medico trasfusionista e del personale infermieristico che agisce in presenza. Grazie a questa iniziativa, il volontario si reca al centro trasfusionale di riferimento, ma effettua il colloquio per l’idoneità con un medico che fisicamente è in un’altra struttura.
“In questo modo abbiamo scongiurato la chiusura del centro di raccolta sangue – ha spiegato la dottoressa Marta Micheli responsabile Sit Usl Umbria 2 – perché il medico doveva percorrere lunghe tratte solo per il colloquio con il paziente, talvolta occupando l’intera giornata per il rientro in sede, sottraendo quindi risorse ai servizi immunotrasfusionali di riferimento. Tutto ciò, in tempi di carenza di personale, creava grandi disagi”.