Il dono gratuito, ovvero etico, ovvero anonimo, volontario, associato e organizzato, è la strada più breve verso l’ottimizzazione economica del sistema trasfusionale.
Perché? Proviamo a spiegarlo.
Nei giorni scorsi abbiamo raccontato del convegno internazionale intitolato “The supply of plasma-derived medicinal products in the future of Europe”, svoltosi a Roma nei giorni 28 e 29 aprile del 2022 grazie all’organizzazione congiunta del Centro nazionale sangue e di FIODS, la Federazione Internazionale delle Organizzazioni di Donatori di Sangue.
Durante i lavori del congresso è emerso che, nel 2021, l’acquisto sul mercato estero di immunoglobuline nel 2021 ha comportato una speda per il Servizio Sanitario Nazionale di oltre 117 milioni di euro, che in termini percentuali corrispondono a una crescita di circa il 26% nell’arco degli ultimi cinque anni.
Evidenti, nella determinazione di questo aumento, almeno due fattori:
1. In primo luogo, le difficoltà di raccolta plasma interne legate a due anni e mezzo di pandemia, che, come sappiamo, hanno rallentato il percorso verso una sempre crescente autosufficienza nel nostro Paese.
2. In secondo luogo, la scarsa reperibilità sul mercato internazionale di una risorsa soggetta a domanda crescente, reperibilità che dipende soprattutto dalla raccolta (a pagamento) statunitense, che da sola copre circa il 60% della domanda internazionale con un calo drastico dovuto alla pandemia.
Proprio il calo della raccolta – a pagamento – registrato negli Usa ci mostra chiaramente come i prelievi commercializzati tipici dei centri americani (il contrario del dono gratuito) si basano essenzialmente sulle necessità economiche delle classi bisognose, le quali, nei momenti di crisi come la pandemia o a seguito dei ristori legati al Covid-19 stanziati dal governo americano, di fatto hanno mostrato di perdere interesse per la donazione, con cali di raccolta del 30% circa.
Un dato spiegato a Dh24 dal presidente Fiods Gianfranco Massaro, in una recente intervista esclusiva: “Con la pandemia la raccolta di plasma negli Stati Uniti è crollata. Fortunatamente il sistema italiano basato sulla gratuità della donazione no. Ma noi dipendiamo ancora dal plasma straniero per un buon 30%, e da lì derivano i rischi di cui parlavo prima di sovrapposizione tra prodotti da plasma nazionale e da plasma commerciale se non si separano i due canali. Non c’è dubbio che il nostro paese deve aumentare gli sforzi per raggiungere quanto prima l’indipendenza strategica in farmaci plasmaderivati dagli USA, così da essere protetto dai rischi derivanti dalla volatilità di un mercato le cui dinamiche sono molto complesse”.
Una situazione, quella americana, che appunto non si è verificata In Italia, grazie a quella cultura del dono etico e gratuito che ha consentito al sistema italiano di tenere duro e mantenere i livelli di autosufficienza sul 70% del fabbisogno nazionale.
Va da sé, dunque, che la strada da percorrere per ottenere quell’ulteriore risparmio, è raggiungere al più presto il 100% di autosufficienza, un obiettivo raggiungibile se soltanto la media nazionale di raccolta salisse dagli attuali 14 chilogrammi ogni 1000 abitanti ai fatidici 18 chilogrammi ogni 1000 abitanti.
Un obiettivo raggiungibilissimo a nostro giudizio e anche al giudizio del Cns, che tuttavia necessita due strumenti fondamentali:
1. Il rafforzamento della cultura del dono etico – e dunque gratuito, anonimo, volontario, associato e organizzato – che garantisce la periodicità del dono nel lungo periodo e il ricambio generazionale;
2. Il raggiungimento di un livello d’informazione e sensibilizzazione che unisca il lavoro sul campo delle associazioni di donatori a una diffusione mainstream, un po’ com’è avvenuto per la campagna vaccinale. Solo chiarendo al grande pubblico che l’autosufficienza degli emocomponenti ha lo stesso valore dell’autosufficienza su risorse come energia, cibo e acqua, si possono raggiungere determinati obiettivi.
In attesa dei dati di raccolta di aprile, attesi ormai a giorni, sono questi i più importanti spunti di riflessione.